Cilento, il ‘latte dell’Ascensione’: riti e significati

CILENTO, MAGGIO-GIUGNO 2019. Quaranta giorni dopo la Pasqua, secondo la tradizione cristiana, ricorre ‘l’ascesa al cielo di Gesù’. Popolarmente è identificata come Ascensione. La ricorrenza cade di Giovedì e, non essendo in Italia riconosciuta come festività, la chiesa posticipa la celebrazione alla domenica successiva (quest’anno, dunque, la ricorrenza e le sue tradizioni si terranno da giovedì 30 maggio a Domenica 2 giugno). Ecco alcune particolarità dell’Ascensione nel Cilento.

L’Ascensione nel Cilento, i rituali e i suoi significati

L’Ascensione, secondo i significati cristiani, ricorda la salita al cielo di Gesù dopo la risurrezione. È, dunque, il momento del ‘distacco’ o ancora ‘dello svezzamento’ dalla terra e il conseguente passaggio al regno dei cieli. Risiede forse su questi canoni l’usanza di donare il latte. La distribuzione costituiva un vero e proprio rituale propiziatorio. Forse al fine di porre sotto la protezione celeste il bestiame ed anche il raccolto. La ricorrenza cade nella primavera quando i campi erano pronti e maturi per rendere i propri frutti alla stagione successiva (nella tradizione agricola del Cilento special modo grano e fichi). Un secondo aspetto va rintracciato nella generosità dei cilentani. Spesso il latte viene destinato alle persone meno fortunate per consentire loro di sfamare i più piccoli. Ancora una volta è evidente il profondo legame che abbraccia la religiosità popolare, sconfinando nell’immenso patrimonio culturale di questa terra.

L’Ascensione nel Cilento: il latte propiziatorio

In occasione dell’ascesa al cielo di Gesù, i contadini raccoglievano il latte del loro bestiame – in particolare di capre e mucche – e non lo destinavano né alla vendita né alla produzione dei formaggi. In segno di buon auspicio era distribuito ai passanti. E in parte accade ancora oggi. Nei tempi passati, per le strade campestri, scene di mungitura e distribuzione del latte da parte dei contadini, erano abbastanza frequenti per l’Ascensione.

Ascensione nel Cilento - il rito del latte
Ascensione nel Cilento – il latte (foto Giuseppe Conte)

Ancora nel nuovo millennio ‘il rituale’ è spesso nominato proprio come ‘latte dell’Ascensione’. Non di rado, i bambini per l’occasione raggiungevano i ricoveri delle greggi dove i pastori riempivano i loro secchielli. Il latte si beveva fresco. Talvolta è usato anche per la preparazione della pasta da consumare convivialmente in famiglia. I ‘tagliolini nel latte’ ancora vengono preparati in tutto il territorio. Diventa così un piatto tipico soprattutto in quelle zone che un tempo avevano una forte vocazione pastorizia.

La Madonna della Pinna

Ai margini dell’abitato di Sant’Angelo a Fasanella, si trova la chiesetta della ‘Madonna della Pinna’. L’immagine della Vergine, è conservata nella chiesa principale e, il giovedì dell’Ascensione è portata in processione fino alla cappella. La domenica seguente, sempre in processione, l’immagine della Madonna ridiscende in paese. Inoltre, come accade spesso per devozione, a conclusione dei pellegrinaggi, si rientra a casa portando un segno ben augurale.

Ascensione nel Cilento - Madonna della Pinna
Ascensione nel Cilento – Madonna della Pinna, Sant’Angelo a Fasanella

Un ramoscello di una pianta tipica del posto. Qui si conservava un mazzetto ‘dell’erba della Madonna’. La festività probabilmente incarna la tradizione dell’Ascensione che, talvolta, si associava proprio alla figura della Vergine: la ‘Madonna del latte’. Ne consegue la più antica e generalizzata usanza di donare e bere il latte in questo giorno. Non a caso, anche qui, si preparano per l’occasione i ‘tagliolini cotti nel latte’.

Pubblicato da Giuseppe Conte

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Una risposta a “Cilento, il ‘latte dell’Ascensione’: riti e significati”

  1. Grazie per L’informazione Giuseppe , nostra Madre (RIP) noi avevamo 3o4 VACCHE nella stalla ,dopo la mungitura mandava a noi a distribuire delle ciotole di latte fresco cosi avessero del latte per cucinare le LAGANE, sono nato nel VALLO DI DIANO precisamente SAN.PIETRO AL TANAGRO nel lontano 1948 e sono emigrato nel 1966 . male tradizioni del mio paese non le scordo MAI ….. grazie a TE quest’anno cucinerò’ per la mia fam, nu’poco re’lagane ccu’ru’latte,

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