Ostigliano, le memorie di Santa Caterina tra XVII e XXI secolo

Il culto di Santa Caterina d’Alessandria ad Ostigliano, è documentato fin dal XVII secolo. Tuttavia possiamo supporre una esistenza cinquecentesca. In concomitanza delle prime notizie sull’abitato. La storia nota del casale ci informa della presenza in paese di diversi culti. Si ricordano San Giovanni Battista, la Madonna del Rosario e Santa Caterina e, in un secondo momento San Vito e Santa Sofia. In seguito compare San Rocco mentre Sant’Antonio è relativamente recente.

Ostigliano

Ai confini del Cilento Storico, adagiato sul fianco della collina, si trova Ostigliano. Il versante opposto, costeggiato dall’Alento, fa da sponda alla diga realizzata in tempi recenti. Il paese conserva autonomia di Università fino alla metà del XIX secolo. Successivamente diventa frazione di Perito. Entrambi i casali hanno condiviso parte della loro storia con la vicina Gioi. Solo marginalmente riescono a mantenere indipendenza. Ostigliano, in particolare, risente della centralità di Gioi che, nella giurisdizione del suo antico ‘Stato’, impone il suo potere in modo costante. Tuttavia, il paese, forte delle colture olivicole e di fichi, riesce a fronteggiare i bisogni primari. Sviluppa parte della sua storia proprio in un contesto a vocazione agricola. Con la produzione di olio e dei rinomati fichi del Cilento, tenta di arginare le ondate migratorie fino agli anni ‘50 del XX secolo. Non riesce però a contenere l’emergenza e subisce un forte calo demografico.

Ostigliano, chiesa parrocchiale
Ostigliano (foto Giuseppe Conte)

Il ruolo della chiesa ad Ostigliano

Nei tempi passati è ben noto come le forze del clero abbiano avuto potere decisionale. Proprio nelle piccole comunità riescono ad accentrarsi diritti forse a volte eccessivi. Quando la loro autorità inizia a sfumare, rimane al popolo la devozione. Una devozione che spesso è frutto di secoli di storia. Ostigliano affida la sua protezione a San Giovanni Battista. La chiesa, alla sommità dell’abitato, in posizione apparentemente isolata, lascia intuire una centralità amministrativa nella conformazione urbana passata. Vi si rivolge con immensa gratitudine tanto da dar vita ad un antico e particolare rituale che mi piace definire come ‘processione delle lanterne’ nella sera del 23 giugno. Ad affiancare la ricorrenza patronale, una forte devozione richiama la Vergine Maria nelle vesti della Madonna di Loreto (o del Rito, secondo le interpretazioni popolari). Vi è poi la presenza di Sant’Antonio, San Vito e di San Rocco, Santa Sofia e Santa Caterina.

Santa Caterina d'Alessandria
Santa Caterina (foto Giuseppe Conte)

Le memorie di Santa Caterina d’Alessandria

Seppur passato in secondo piano, il culto verso Santa Caterina è ancora percettibile ad Ostigliano. Sorte opposta è invece toccata a Santa Sofia che rimane ormai solo nella toponomastica. Secondo i resoconti delle visite pastorali, il paese, non più tardi del 1646, possiede un altare all’interno della chiesa parrocchiale consacrato a Santa Caterina. Insieme alle cappelle di San Giovanni e della Madonna del Rosario, rappresenta la prima disposizione interna della chiesa madre. Il Vicario Gerolamo Prignano di Novi, in occasione della visita avvenuta nel XVII secolo annota la presenza della cappella di Santa Caterina che consensu Universitatis eiusdem casalis Cappellanus est D. Franciscus Paladinus ut ex bullis a Vic. Rosa de anno 1642 die 24. Il cappellano di S. Caterina, il 2 giugno del 1652, firma una lettera con la quale s’informava il vescovo Carafa sulle vicende relativa ai beni della cappella: possiede un bel reliquiario a mezzobusto.

Santa Caterina d'Alessandria
Santa Caterina (foto Giuseppe Conte)

A Santa Catarina ngoppulate e camina

‘A Santa Caterina copriti e cammina’. È questa la traduzione di un vecchio detto, poco noto rispetto al più celebre Come Catarenea accussì Natalea. Quello a cui voglio dedicare le ultime righe di questo scritto recita A Santa Catarina ngoppulate e camina. (raccolto dalla tradizione orale ad Ostigliano; la particolarità è che non è riscontrato più altrove). Un significato possibile è che, considerata la data – il 25 novembre – l’autunno è già inoltrato e bisogna velocemente procedere alla semina del grano se non si sia già provveduto. Anche in questo caso, seppur in modo indiretto e quasi metaforico, richiama le condizioni climatiche poiché, qualora il periodo sia già avvolto dal freddo, bisogna comunque procedere nella predisposizione della coltura al fine di non pregiudicare il futuro raccolto.

Pubblicato da Giuseppe Conte

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