Ostigliano, la Madonna col Mantello

[Il lavoro che segue è tratto da Ostigliano, la Madonna col ‘mantello’ – Una storia perduta: il mistero della Vergine senza tempo… di Giuseppe Conte (in fase di ultimazione). Il testo presenta varianti rispetto all’originale ed è snellito al fine di rendere la lettura meno impegnativa e poco dispendiosa in termini di tempo. I lineamenti storici sono tratti dalle poche fonti disponibili, rielaborati ed adattati secondo canoni storico-geografici, artistici e religiosi mentre la leggenda è raccolta dalla tradizione orale; la storia delle immagini, invece, presenta dati restituiti da analisi ed indagini personali senza pretese di attendibilità. Per questi motivi, essendo il testo proposto anche non esaustivo, si prega di non divulgare in altre risorse le righe qui raccolte; è comunque vietata la riproduzione senza autorizzazione da parte dell’autore. Infine, essendo l’elaborato privo di correzione, mi scuso per eventuali forme logore e colgo l’occasione per augurarvi una piacevole lettura, Giuseppe Conte]

LETTERA DELLA CITTADINANZA DI OSTIGLIANO

A Sua Eccellenza Sig. Sottintendente del Distretto di Vallo.

La cittadinanza di Ostigliano, villaggio annesso al Comune di Orria, con umile supplica fa presente a Sua Eccellenza qualmente essendo prossima la festività di S. Maria del Rito che si celebra nel dì 22 del corrente mese di agosto da questa cittadinanza con gran solennità e devozione. Perciò supplicano l’eccellenza vostra volersi benignare di concederli permesso dello sparo di mortaretti per accompagnarla con maggiore gloria di detta nostra Madre, e sicuri della benignità Vostra Eccellenza l’otteneranno a grazia quam Deus.

Ostigliano 13 agosto 1830

La semplicità di questo documento mostra la dinamica dei fatti nella prima metà del XIX secolo, confermando in parte la storia della ricorrenza.

L’influenza basiliana

Il passaggio dei monaci basiliani ha certamente condizionato la struttura ecclesiale nel territorio. L’ordine monastico portò nuovi culti affiancati da ‘moderni rituali’, talvolta ancora praticati secondo modelli più o meno arcaici. Tuttavia, mentre per i Santi, come San Nicola di Myra, si assiste ad una diffusione più limitata e meno invasiva, il culto per la ‘Vergine Odighítria’ – in riferimento al rito greco praticato nei secoli scorsi – mira ad un più complesso significato che affonda le sue radici nella cultura orientale e si è inserito in modo marcato in buona parte dell’odierno Cilento. Particolarmente evocativa è la figura della ‘Madonna Nera’ che, nel Cilento, raggiunge il suo culmine, nella tipologia rappresentata sul Monte Gelbison. Numerose sono le tracce di cenobi, lauree e, poi santuari, edificati nel comprensorio, esposti alla venerazione ‘della madre che guida il cammino’.

Ostigliano, la Madonna col ‘mantello’

Il culto per la Madonna ad Ostigliano è rivolto prioritariamente a ‘Santa Maria del Rito’. Le prime notizie storiche compaiono sul finire del 1600, mentre le memorie locali confermano la magna devozione. In paese, l’espressione dialettale, conserva ancora il riconoscimento che riconduce al ‘rito greco’ praticato in passato. Nella memoria popolare, una facile corruzione ha distolto l’origine onomastica, trasportando – forse – erroneamente il culto della Vergine Odighítria verso la Madonna di Loreto; la diatriba che si affaccia nelle discussioni odierne, è comunque secondaria, poiché confinata nei soli dibattiti basati sulla leggenda.

Ostigliano - la Madonna col Mantello

La cappella

Alla confluenza della jumarella nel fiume Alento, si trova la chiesetta riconosciuta come ‘Madonna di Loreto’. Fu edificata negli anni ’50 del 900 contestualmente all’abbandono della originaria costruzione posta a poca distanza (non più agibile per l’instabilità del suolo determinata dall’erosione del fiume). La nuova chiesa fu consacrata subito, come testimonia il bollo parrocchiale datato 09 agosto 1950 posto sul Missale Romanum.

Ostigliano - la Madonna col mantello

Del ‘sacellum’ restano visibili i ruderi seppur in parte invasi da rovi e sterpaglie. La primitiva costruzione non è possibile datarla con esattezza. Interamente in pietra, era costituita da un unico ambiente absidato, spazio in cui trova posto l’immagine della Madonna; su uno spiazzo leggermente più a monte, invece, l’attuale cappella. L’architettura mantiene fede all’originale limitatamente all’abside. L’orientamento è sud-nord. Anche in questo caso la nicchia è ricavata nella parte interna dell’abside ma a differenza dell’altra l’interno non è ad incavo, seguendo l’andamento absidale, ma a parete lineare.

Ostigliano - la Madonna col Mantello

Chiese rurali e processioni di campagna

Le chiese rurali e le processioni di campagna, riflettono esigenze cristiane da coniugare con la vita agro-pastorale. Nella quasi totalità dei casi, l’esistenza di edifici di culto in luoghi ameni è giustificata forzatamente nel tentativo di mantenere indissolubile e costante la presenza di Maria Madre Celeste. Non a caso, in tempi non molto lontani, le funzioni religiose e in particolare le novene, si tenevano alle prime luci dell’alba, al fine di consentire la partecipazione dei fedeli senza compromettere il lavoro nei campi. L’usanza di trasportare la Madonna in luoghi di campagna scaturisce, dunque, dalla cultura contadina, per mantenere i rapporti con la sfera religiosa durante i lavori nei campi. Contestualizzando le proprie necessità in una leggenda, nasce la costante attrattiva che culmina proprio nei tratti leggendari dei noti racconti.

L’acqua

I santuari mariani edificati vicino ai corsi d’acqua, come nel nostro caso, rivelano la sacralità dell’acqua, spesso esaltata come valore ‘totemico’ nelle comunità. Ad affiancare la cappella, vi era probabilmente un piccolo pozzo; alcuni ruderi confermerebbero questa teoria. Inoltre, vi sono i resti di una ‘carcara’, probabilmente utilizzata per la calce necessaria ai lavori di edificazione mentre il fiume scorre a pochi metri di distanza.

Ostigliano - la Madonna col Mantello

La leggenda

Le memorie del posto narrano di una icona della Madonna rinvenuta nel greto del fiume. Rispettando i canoni classici delle leggende cilentane, anche ad Ostigliano convergono i tratti più comuni delle narrazioni che affiancano la storia dei luoghi. L’effige della Vergine venne rinvenuta nel letto del fiume al contempo da ostiglianesi e ciceralesi. Il luogo esatto del ritrovamento ricadeva nel territorio di Ostigliano e gli abitanti rivendicarono il possesso della statua. I ciceralesi ebbero la meglio e la portano sulla riva opposta. Si decise di costruire una piccola chiesa. Gli uomini spaccavano le pietre e le donne le trasportavano; ma al mattino seguente il mucchio non c’era più, la forza del fiume le portava sulla sponda opposta; e così per diversi giorni, finché si pensò che il volere della Madonna era quello di dimorare in territorio di Ostigliano, ove venne eretta la chiesetta.

L’icona della Vergine

La Madonna presente nella cappella rivela fin da subito che non si tratta affatto della Madonna di Loreto, così come la si intende oggi dell’iconografia lauretana bensì di una ‘generica Maria’, nata dalla mano di un maestro madonnaio commissionato per la sua realizzazione. I tratti somatici semplici e pieni, e alcuni particolari della statua nel suo complesso fanno presupporre che l’immagine rappresentata sia null’altro che una ‘scultura rurale’ appartenente alla tipologia delle ‘Madonne di pietra’. La tecnica di costruire queste statue ‘attaccate’ al territorio è abbastanza remota. Cesellare direttamente sul posto, garantiva protezione logistica e spirituale: ‘ancorando’ la statua se ne impediva l’asportazione e la ‘protezione’ della Vergine permaneva in modo costante. Inoltre, la tecnica utilizzata era poco dispendiosa e i materiali adoperati provenivano da un ambiente povero: gesso, scarti di lavorazione, cocci di vasellame; inoltre, alcuni accorgimenti come l’uso di vetro per gli occhi, conferiscono profondità ed eleganza.

Ostigliano - la Madonna col Mantello

Tre figure, un solo culto

Diametralmente opposte sono le analisi che meritano le tre ‘Madonne’ che insistono nella narrazione di questo testo. La prima e la seconda conservano i connotati storici, l’ultima, invece, riveste un ruolo non più marginale da circa un trentennio, praticamente quasi nell’immediato rispetto alla comparsa sulla scena. Dopo l’indagine agiografica della Madonna incastonata nella nicchia della cappella campestre, espressione della viva tradizione cilentana, volgiamo lo sguardo alla ‘Madre per eccellenza’ che ormai sopravviveve solo nella memoria.

Ostigliano - la Madonna col mantello

Una storia finita…

Era la notte di Sant’Elena, quando ignoti penetrarono nella chiesa di San Giovanni Battista in Ostigliano e trafugarono l’immagine della Vergine con Bambino e le loro corone, insieme ad una tela ottocentesca raffigurante la Madonna e le anime del Purgatorio. Alle prime luci dell’alba i fedeli si preparavano per raggiungere Laurino, quando, il parroco dell’epoca, don Carmine Cirillo, fece l’amara scoperta. Dopo aver avvisato i parrocchiani, i fedeli si recano in chiesa constatando lo stato dei fatti. Da allora Ostigliano è privo della sua Madonna.

La Madonna del Rito

La più importante e preziosa fra le tre, è di certo l’antica statua della Madonna del Rito, trafugata agli inizi dell’ultimo quarto del XX secolo. Il bambinello posto a destra, lascia ipotizzare una origine postuma al XV secolo ma l’elemento che mi ha maggiormente colpito è dato senza dubbio dalle ‘balze rosse’. E in effetti quelle che apparentemente sembrano balze comuni del vestiario, lasciano una serie di interrogativi e mi chiedo se possano celare la giusta chiave di lettura iconografica. Fasce dorate intervallano un tessuto broccato decorato con motivi ornamentali; gli stessi, dal collo, discendono fino al basso, sottolineando un modello a campana.

La statua ‘modera’, un nuovo scenario

Subito dopo il furto, una delegazione di fedeli raggiunse Ancona per acquistare una nuova statua della Madonna. La corruzione dialettale già ben evidente in quel periodo, ingannò bonariamente gli incaricati che acquistarono la statua della Madonna di Loreto. La scultura, di modeste dimensioni, raffigura la Vergine lauretana secondo i canoni adottati a partire dal XVI secolo. La Madonna, con il capo velato, indossa la lunga dalmatica bianca quasi fino alla base, dove, il corpo della statua appare sospeso su un ultimo strato di malta e gesso, a sua volta ancorato ad un supporto in legno che funge da base processionale. Sul lato sinistro si trova il bambinello sporgente dalle vesti, a mezzo busto e con in mano, sempre al lato sinistro, il globo crocifero. La statua è adornata solo frontalmente, mentre i lati e la parte posteriore, discendono in modo longilineo senza rilievi, eccezion fatta per il copricapo che, procede per qualche centimetro fino a collocarsi sopra la dalmatica appena sotto il collo. Sul capo di entrambi – sia della Vergine sia del bambinello – è presente un perno su cui, durante l’anno, sono poste due corone in legno di non apprezzabile valore; in occasione della ricorrenza, invece, le stesse sono sostituite da corone metalliche più dettagliatamente lavorate, frutto di una donazione, quasi coeva al riacquisto della statua, ad opera di una emigrante nelle Americhe.

Ostigliano - la Madonna col mantello

La festività

Fino ai primi lustri della seconda metà del secolo scorso, la festività coincideva con le quarta Domenica del mese di Agosto. Successivamente, per permettere la partecipazione di tanti emigrati, la ricorrenza viene fissata nel giorno di Sant’Elena (18 Agosto). All’alba, partendo dalla Chiesa Madre, i fedeli si dispongono in processione e al suono delle campane, il corteo si avvia verso la cappella. La magna devozione per la Madonna è stata testimoniata dalla presenza di ‘centé’ e di ori, oltre che dalla grande partecipazione popolare. La strada percorsa dai pellegrini prende il via dalla parte alta del paese ed inizia la discesa verso il fiume. Il suono della campanella annuncia l’arrivo del corteo che, come da classica tradizione cilentana, esegue tre giri intorno alla cappella, intonando il canto tipico. Terminate le celebrazioni il corteo si ricompone, si saluta la Madonna e s’imbocca la via che riporta all’abitato.