‘Maria’ del ‘Sacro Monte’, è la notte dei pellegrini…

E’ l’ultima Domenica di Maggio quando al santuario mariano di Novi Velia, l’immagine della Vergine è restituita alla devozione popolare. Con solennità la Madonna è ‘svelata’, i boschi sono verdeggianti e i prati in fiore, le acque limpide solcano i ruscelli pietrosi. Ha inizio la stagione dei pellegrinaggi, ha inizio ‘il cammino del pellegrino…’; il santuario fino all’ottobre, accoglierà migliaia di fedeli. Non vi è l’assoluta usanza di calcare queste terre in un solo giorno ma, ogni comunità, ogni fedele si organizza secondo la propria intenzione. 

Nella notte dei tempi, la notte dei pellegrini… Nel giorno che precede l’Assunzione di Maria, in molti organizzano l’affascinante cammino. Chi per grazia ricevuta chi per sola devozione chi per semplice desiderio di omaggiare la Vergine: da secoli, in questa notte, risaliranno la montagna, compiendo, forse inconsciamente, un antico rituale: è il cammino del pellegrino. Armati di ‘centé’ e ‘stendardi’, l’antico sentiero gradinato accoglierà numerosi fedeli. Le ‘compagnie’ raggiungeranno la meta in diversi tempi: canti tradizionali al suono di zampogna e ciaramella animano la notte… lacrime di commozione si riserveranno per l’alba, quando all’apparir della Madre Celeste, scura, custodita nel meraviglioso Santuario, gli sguardi si incroceranno, così come si incroceranno le tante compagnie.

Nei tempi passati, non di rado si partiva anche giorni prima, per arrivare con puntualità ‘alla festa’… e in parte accade ancora oggi.

È quasi un gioco di parole descrivere questo evento ma, in nessun altro modo è possibile farlo; bisogna viverlo almeno una volta nella vita per comprenderne i significati più intensi. E, dunque, è inutile provare a raccontare ancora, vi lascio, se vi va, con un po di storia di questa luogo e della sua immensa devozione…

La storia di questo posto è antichissima e va ricercata in periodi ben anteriori ai canoni cristiani attuali. Secondo alcuni studi, sulla vetta del Monte Gelbison, in origine sorgeva un luogo di culto pagano, cristianizzato e convertito alla memoria della Vergine Maria ad opera dei monaci basiliani intorno al X secolo. Tralasciando la storia che, nel corso del tempo ha sicuramente modificato l’assetto, restituendo l’attuale complesso, è bene ricordare la costante ascesa dei pellegrini che, da secoli, ininterrottamente, risale la montagna. Tra fede e leggenda, migliaia di fedeli hanno percorso il sentiero gradinato che, per molto tempo, ha costituito l’unica via d’accesso per omaggiare la Vergine. La modernità, invece, con le nuove arterie – relativamente recenti – che partono da Vallo della Lucania e da Rofrano, ha sicuramente accorciato le distanze ma, non ha impedito a molti pellegrini di compiere il tradizionale percorso con la propria ‘compagnia’ attraverso l’antico tracciato in pietra, fino al ‘cumolo sovrastato dalla croce’. Qui, i gruppi si soffermano e i devoti ‘scagliano la prima pietra’, un iter devozionale ancora ben vivo. Inizia, ora, l’ultimo tratto, prima di giungere nel grande spiazzo su cui si affaccia la chiesa. Giunti a destinazione, prima di fare ingresso al tempio, si compiono i rituali tre giri intorno ‘alla cappella’, intonando,
ancora una volta, il canto tradizionale. Varcate le soglie, l’atmosfera raggiunge il suo apice, e la spiritualità avvolge l’anima. Lo sguardo intravede la meravigliosa immagine della Madonna e, in fila ordinata, si è pronti a salutarla. Sempre con inni tipici, spesso accompagnati dal suono di strumenti musicali tradizionali, si lascia non con poca nostalgia la chiesa e, prima di intraprendere la via del ritorno, è ancora lo sguardo ad emozionarsi,
 spaziando sul magnifico panorama che da qui, abbraccia il mare e i monti, ponendo sogni e speranze sotto l’immenso manto della Madonna…

 

Pubblicato da Giuseppe Conte

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