L’estate volge al termine e il Cilento in questa ultima fase della bella stagione, ci regala l’appuntamento più significativo: è la ‘Fiera della Frecagnola‘, presente a Cannalonga fin dal XV secolo; ed è dalla seconda metà del 1400 che il piccolo centro posto alle pendici del Monte Gelbison, proietta la sua naturale vocazione agricolo-pastorale nello scenario che, ben presto diventerà asse cardine nella struttura socio-economica del paese.
Portò il nome di Santa Lucia fino alla metà del 1600 – quando si teneva in dicembre nei giorni prossimi alla data della festività –; fu poi ricollocata nella prima parte di settembre assumendo la denominazione di ‘freagonola’, identificativo in seguito affinato alle esigenze dialettali del posto, e restando definitivamente frecagnola. L’anticipazione della fase pre-autunnale, al di là delle vicende storiche, si rivelò da subito una scelta felice. Nel Cilento molte sono state le fiere attive, gran parte però, confinate nel panorama locale; solo Stio e Cannalonga sono riuscite ad insistere su più larga scala, raggiungendo buona parte delle regioni circostanti. Diverse, come appunto la ‘fiera della Croce’ che si svolge a Stio, basavano i loro profitti sul commercio della seta, altre su stoffe pregiate, artigianato e agricoltura; Cannolonga, invece, prima di assumere l’attuale conformazione in cui convergono diversi settori produttivi, si impone con lo scambio del bestiame, a cui nel tempo si aggiunse la filiera dei derivati con insaccati e prodotti caseari.
Superati i riferimenti storici, più attenzione merita l’analisi onomastica che, ad oggi, risulta ancora avvolta dall’incertezza. Si racconta che il copioso afflusso di venditori di bestiame, confondeva i compratori e, poteva capitare di acquistare l’animale non migliore; dunque si veniva ‘fregati’ e da qui sarebbe nata la ‘frecagnola’. L’ipotesi, però, è ben più ampia: chi consumava nelle locande appositamente allestite in occasione della fiera e non saldava il conto, anch’esso ‘fregava’. Tuttavia, bisogna dare uno sguardo anche alla storia. Cannalonga è un paese antichissimo e, per lunghi periodi ha fatto parte dello ‘Stato di Novi’. I Baroni della Città, pare che qui arruolassero forzosamente le giovani leve militari e di conseguenza strappavano alle famiglie forza lavoro. Anche in questo caso emerge il concetto di ‘fregatura’ e, dunque, se non è possibile stabilire l’esatta etimologia è comunque accettabile il significato di ‘fregatura’ almeno stando alle interpretazioni popolari legate al dialetto.
‘L’affare’. Prima di addentrarci nell’aspetto più tradizionale, è d’obbligo soffermarsi, seppur in modo fugace, su quella che è stata l’anima del commercio nei secoli. Come ampiamente anticipato, il bestiame ha da sempre caratterizzato la fiera e numerosi erano i pastori che raggiungevano Cannalonga per proporre la loro merce. L’acquisto o lo scambio portavano spesso a lunghe trattative, poiché, talvolta si prendeva in carico un intero gregge; esaurite le divergenze della negoziazione, si ritenere concluso ‘l’affare’! Ed era questo un momento conviviale, il momento più partecipato. Per festeggiare ci si riuniva e si consumavano insaccati, formaggi e l’immancabile ‘bollito’; le capre da latte e i capretti conservavano più valore e ad essere sacrificati erano senz’altro i capi più vecchi e meno redditizi.
‘Il bollito’. Le carni di capra, da tempo, sono l’attrattore principale delle caratteristiche ‘baracche’ allestite lungo le vie del paese: la ‘crapa vudduta’ viene preparata secondo l’antica ricetta tradizionale. Sapientemente sezionata – in passato considerato piatto povero – oggi diviene ‘pietanza prelibata’. Una lenta bollitura accompagna la cottura che si porta avanti per alcune ore. L’iter di preparazione è ben preciso: dopo aver scelto e selezionato l’animale, esso viene suddiviso e messo in una capiente casseruola con l’aggiunta di acqua fredda. Raggiunto il bollore, la carne viene sgrassata eliminando gli eccessi e si aggiungono verdure ed aromi. A fine cottura si sala il tutto. Nella sua semplicità, l’attenzione che si rivolge alla preparazione, è ben più di quanto si possa pensare; ed è questo il motivo per il quale chi vuole gustare ‘la crapa vudduta’, viene a Cannalonga.
Siamo nel 2017, la durata e la composizione della fiera è cambiata nel tempo; il mercato si tiene il sabato, mutano gli spazi e la società; ma la capacità attrattiva ‘della Frecagnola’ rimane invariata: Cannalonga resta tra le poche realtà che non ha smarrito lo spirito dell’accoglienza, garantendo continuità alla tradizione. La componente folkloristica e gastronomica accompagna i visitatori dal mercoledì fino alla domenica. Il paese si rianima, con la presenza di migliaia di persone che affollano le sue stradine per l’intera settimana. I profumi e i sapori dell’autunno alle porte e della sana cucina, invadono l’atmosfera rendendo lo scenario assai suggestivo. Le serate, oltre alla componente culinaria, sono affiancate da momenti di folklore, di arte e di cultura, con eventi calendarizzati di anno in anno. E mentre le tipiche ‘baracche’ propongono i piatti della tradizione, Piazza del Popolo diventa scenario degli intrattenimenti musicali.
Appuntamento a Cannalonga, dunque, dal 6 al 10 settembre 2017!