Struffoli, in viaggio nella tradizione gastronomica del Natale

Chi non ha mi sentito parlare di ‘struffoli’? Sebbene sia un dolce tipico del periodo natalizio, la sua notorietà lo rende di certo fra le preparazioni italiane più note nel mondo. In particolare, gli struffoli sono tipici della cucina napoletana, seppur realizzati in tutta l’area partenopea e nell’intera Campania. Diverse le varianti nella regione, mentre oltre i confini cambia l’onomastica come accade per la pignolata in Calabria e Sicilia.

Struffoli - foto di Giuseppe Conte

Gli struffoli: una storia antica

Nonostante il ben noto accostamento degli struffoli al capoluogo campano, pare che le origini del caratteristico dolce abbiano radici mediterranee e, potrebbero essere giunti a Napoli già ai tempi della Magna Grecia. In Campania, e in particolare nel Cilento, esiste un dolce tipico sempre del periodo natalizio, gli scauratieddi (di cui parleremo insieme alle altre preparazioni natalizie cilentane nei prossimi giorni): anch’esso richiama la venuta dei greci e di conseguenza vanta una storia antichissima. Ciò nonostante, indipendentemente dall’origine, restano profondamente legati alla tradizione gastronomica campana e riaffiorano inevitabilmente a Natale.

Struffoli - foto di Giuseppe Conte

Forme, colori e varianti

La caratteristica forma tondeggiante dei singoli pezzi di pasta che compongono il prodotto finale, è in qualche modo l’attestato di originalità; nelle regioni limitrofe alla Campania ne esistono diverse varianti, sia nella forma che nella sostanza. In Basilicata e in parte della Calabria, troviamo spesso la ‘cicerata’ o la ‘cicirata’, con dimensioni simili ma, con una forma diversa, più allungata e meno sferica. La ‘cicerchiata’, invece, è un dolce tipico del carnevale in Abruzzo, Molise e Marche.

Struffoli - foto di Giuseppe Conte

La ricetta

La ricetta tradizionale prevede pochi ingredienti: farina,uova, strutto e zucchero, aromatizzati con qualche cucchiaio di liquore preferibilmente all’anice. Man mano che ci si allontana dal cuore della Campania, usanze locali possono apportare leggere variazioni nella preparazione, senza tuttavia stravolgere la ricetta. Dall’impasto si ricavano piccoli cilindri di pasta, poi tagliati in pezzetti, successivamente modellati col palmo della mano per restituire la tipica forma tondeggiante. Dopo averli fritti in olio di semi (o strutto), si lasciano raffreddare prima di passarli nel miele caldo; quest’ultimo oltre a conferire la classica doratura, legherà tra loro le singole parti che, secondo la propria fantasia, potranno trasformarsi in vere e proprie composizioni. In genere vengono disposti a ciambella oppure porzionati, per essere più pratici. Infine, quando sono ancora caldi, si decorano, generalmente con i classici ‘diavolini colorari’. Dando spazio alla fantasia, però, è possibile guarnirli anche con frutta secca o candita.

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