Cilento, i monaci Basiliani: incontro tra oriente ed occidente

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L’uomo è una creatura che ha ricevuto da Dio l’ordine di diventare Dio per grazia. Così Basilio commentava sul rapporto tra uomo e Dio. San Basilio Magno viene ricordato quale fondatore dell’ordine dei monaci Basiliani, nasce a Cesarea, in Cappadocia, verso il 329/330 da una famiglia facoltosa. Fu ‘dottore della Chiesa’ ed il primo dei grandi Padri Cappadoci. Ebbe come primo maestro suo padre, poi condusse gli studi a Cesarea, Costantinopoli e ad Atene, acquisendo una notevole formazione letteraria. Spinto poi dal desiderio di intraprendere una vita ascetica, iniziò un lungo viaggio attraverso Siria, Palestina, Egitto e Mesopotamia, avendo modo di osservare da vicino lo stile di vita religioso dei molti anacoreti incontrati sul suo cammino. Verso il 358, dopo aver ricevuto il battesimo, decise di ritirarsi a vita ascetica e si stabilì sulle rive del fiume Iris, ad Annosi, insieme ad un gruppo di suoi compagni, dove scrisse la ‘Grande Regola’ e la ‘Piccola Regola’, due testi di importanza capitale per l’organizzazione della vita e dei doveri dei monaci. Il monachesimo, (dal greco monachós “colui che vive solo”) nel corso dei secoli, incominciò un lungo viaggio da Oriente verso Occidente. E’ nel VI secolo, infatti, che è attestata nel sud della penisola italiana la prima presenza certa dei monaci bizantini, che, con la funzione di “cappellani militari”, seguirono le truppe di Narsete durante la guerra greco-gotica. Lo scopo di questi individui era quello di cercare un più diretto contatto con Dio attraverso il distacco dal mondo e l’abbandono dei beni materiali. Questi monaci determinarono la cosiddetta fase intermedia del monachesimo, definita lauriotica (o lauritica). Distinta dall’eremo (dove il monaco vive da solo) e dal cenobio (dove il monaco vive in comunità), la Laura è un gruppo più o meno grande di celle monastiche – formate da piccole capanne o da grotte scavate nel terreno – separate tra loro ma con una chiesetta in comune, retta da un sacerdote, in cui tutti i monaci si riunivano. Durante questa fase i monaci incominciarono ad abbandonare le loro celle, riunendosi per le preghiere quotidiane con la popolazione che abitava nelle vicinanze e che lavorava i campi insieme agli stessi monaci. Le due attività fondamentali che caratterizzavano l’esistenza dei monaci basiliani, preghiera e lavoro, venivano, così, condivise con i fedeli. Un ennesimo momento delle migrazioni monastiche verso l’Europa occidentale iniziò nella prima metà dell’VIII secolo, più precisamente nel 726 d.C., anno in cui l’imperatore bizantino Leone III Isaurico sancì l’inizio della persecuzione iconoclasta, ossia della lotta contro le immagini sacre. Giunti sulle coste italiane, i monaci stanziarono in aree che si trovavano sotto il dominio longobardo, in particolare iniziarono a dirigersi lungo la fascia tirrenica, oppure approdarono per mare sulle coste campane, sbarcando nei pressi di Velia penetrando poi sempre più nel Cilento interno. Il fattore più importante che caratterizzò questo periodo è stato sicuramente il notevole aumento della popolazione e le innovazioni agricole introdotte proprio da questi monaci. Nuovi sistemi di aggiogamento dei buoi e dei cavalli permisero, poi, un migliore sfruttamento della forza animale, si perfezionarono gli strumenti da lavoro (utilizzo di un nuovo tipo di aratro, più pesante, dotato di ruote e di vomere a versoio), ci fu la diffusione del sistema di rotazione triennale, si sviluppò l’uso del mulino ad acqua. Questo tipo di struttura, in particolare, attecchì soprattutto tra Cilento e Vallo di Diano. I monaci basiliani fondarono sul territorio numerosi monasteri e accolsero nelle loro terre contadini e braccianti che, ricevendo una parte dei prodotti coltivati, poterono assicurarsi una forma di sostentamento per loro stessi e per le loro famiglie. Molte sono le testimonianze della loro presenza sul territorio, del X secolo ad esempio il cenobio di San Giovanni a Piro. Alle falde del monte Bulgheria a circa 450 metri sul livello del mare e porta d’ingresso, venendo da nord, del Golfo di Policastro, la fondazione del borgo la si fa risalire intorno all’anno Mille, dopo una delle distruzioni che colpirono la vicina Policastro. Questo di San Giovanni è certamente un caso emblematico ed atipico, nel senso che il borgo sorse successivo al cenobio e non viceversa. Perciò già dall’inizio della sua storia l’abitato di San Giovanni a Piro deve molto ai monaci orientali che avevano scelto di fermarsi al riparo del Bulgheria, montagna nella quale fu facile ricavare Laure e celle monastiche, usate dai monaci quando decidevano di ritirarsi in solitudine. Un unicum non solo nel Cilento è la Badia di Pattano (VIII – X sec.) oggi frazione di Vallo della Lucania. Il complesso fu eretto al centro di ampie terrazze alluvionali raggiunte da due corsi d’acqua che ne delimitavano i confini laterali. La presenza italo-greca è testimoniata, a Pattano come nel resto del Cilento, da numerose tracce artistiche influenzate sensibilmente da caratteri bizantini. Tali ritrovamenti in un’area formalmente longobarda non deve destare meraviglia, in quanto il Cilento si trovava in una posizione ambigua dal punto di vista politico-istituzionale, essendo posta proprio ai confini tra i domini longobardi e quelli bizantini. Per questo motivo le popolazioni potevano usufruire, in genere, di una certa libertà d’azione. Il Cilento, inoltre, ben si prestava ad accogliere i monaci orientali, grazie alla somiglianza morfologica con le loro regioni d’origine. Ma non solo queste sono le testimonianze tangibili della presenza italo greca nel Cilento, importanti cenobi, infatti, di derivazione basiliana si trovano a Campora, Sant’Arcangelo e Villa Littorio, San Vito di Fogna, entrambi i cenobi erano alle dipendenze della Badia Basiliana di Santa Maria di Rofrano. Probabilmente, però, il borgo cilentano che sottolinea maggiormente la sua derivazione italo graca è Laurino già nella toponomastica: Laurono – Laure. A testimoniarlo, inoltre, la venerazione per la Vergine Odighitria (protettrice del cammino) nonché di santi orientali quali San Nicola, S.Sofia, SS.Cosma e Damiano, presenti non solo a Laurino ma anche a Sacco nella chiesa di San Nicola di Myra nell’antico abitato. L’elemento greco, poi, a causa della lontananza tra gli enti monastici dell’Italia meridionale e Costantinopoli subirono una progressiva decadenza, per questo motivo molti di essi passarono, così, alle “dipendenze” della Chiesa romana, perdendo in questo modo i propri caratteri peculiari sia dal punto di vista liturgico che giurisdizionale.

Pubblicato da Lucia Cariello

Archeologa e giornalista pubblicista. Dopo essersi laureata in Civiltà Preclassiche presso l’Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli e con diversi master al suo attivo, svolge attività di studio e valorizzazione storico, artistica ed archeologica del territorio Cilentano.

5 Risposte a “Cilento, i monaci Basiliani: incontro tra oriente ed occidente”

  1. Ciao Lucia molto bello il tuo lavoro sui seguaci di San Basilio che condivido in pieno. Proprio questa mattina è partito per la Rassegna Mondiale del Cinema Archeologico in Oregon, il mio filmato in cui una intera parte è dedicata proprio all’approdo dei monaci in terra Asceota. Sono consapevole che lo scontro del mio piccolo vascello con le grandi corazzate delle case cinematografiche statunitensi, non potrà intaccarle. Sicuramente, però, il contenuto di cultura che esso porta è notevole ed esse ne dovranno tenere conto. Un caro saluto Nicola

    1. Carissimo Nicola ti ringrazio di cuore per il tuo apprezzamento al mio articolo, in merito al concorso di porgo il mio sincero in bocca al lupo anche se, considerando la tua bravura, certamente non ne hai bisogno.
      Un caro saluto Lucia.

  2. Signora Cariello,
    Ho letto il suo articolo, e’ molto interessante. Io studio le pitture bizantine, in Anatolia e in Sud Italia. Sto ricercando i legami fra due mondi, Oriente e Occidente. Il ruolo dei monaci basiliani nel trasportare le pitture rupestri ecc. Lei conosce qualche articolo o libro su questi basiliani emigrati durante l’iconoclasmo ?
    Grazie,

    Sema Gökcan

    1. Grazie del commento, nella pagina contatti trova la mia mail. Contattandomi le darò dritte in merito

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