Valle dell’Angelo, San Barbato: la devozione di una comunità

San Barbato, all’interno della Diocesi di Vallo della Lucania, vanta la titolazione parrocchiale di una sola comunità: Valle dell’Angelo. È il 19 febbraio: il momento più significativo della festività è senza dubbio la caratteristica processione. La ricorrenza, in forma votiva, si ripete il 31 luglio. In questo caso è maggiormente partecipata per la presenza di numerosi emigrati. Il corteo processionale si apre con le tradizionali ‘cénte’.

Valle dell’Angelo

Situato alle pendici del Monte Ausinito, Valle dell’Angelo è oggi il comune più piccolo del Cilento, della provincia di Salerno e dell’intera regione in termini demografici. Conta circa 200 abitanti. Non è certo il periodo in cui prende vita il paese ma si ipotizza una nascita intorno al X secolo. La sua storia è in gran parte condivisa con la vicina Piaggine. Prima ancora ha seguito le sorti di Laurino. Ne fu frazione fino alla metà del XIX secolo. Al momento dell’autonomia assunse il nome di ‘Piaggine Sottane’ per distinguerla dall’allora ‘Piaggine Soprane’. Solo in seguito diventa Valle dell’Angelo pur mantenendo popolarmente il nome di ‘Casaletto’: i suoi abitanti sono ancora oggi chiamati ‘casalettari’ o, in una forma più antica ‘li piroti’ conservando traccia ‘dei monaci’ provenienti dall’Epiro che qui si stanziarono e che forse furono proprio i fondatori del paese.

Valle dell'Angelo San Barbato

Il culto di San Barbato

San Barbato è patrono di Valle dell’Angelo fin dai tempi più antichi. Probabilmente in origine vi fu dedicata una piccola cappella che garantiva la pratica del culto. Nel corso del tempo, invece, l’aumento della popolazione e l’ampliamento dell’abitato, resero necessaria la costruzione di un edifico più ampio. Tuttavia, seppur la pratica devozionale vanti diversi secoli di vicende, la storia della parrocchia comincia in tempi relativamente recenti. Nella seconda metà del XVI secolo, la chiesa vallangiolese era ancora posta sotto la giurisdizione ecclesiastica di Laurino. Dipendeva dalla Collegiata di Santa Maria Maggiore. Le funzioni religiose potevano essere qui celebrate solo se autorizzate. L’indipendenza si ottenne soprattutto con la separazione della sacra fonte battesimale. È facile immaginare come i nuovi scenari storico-sociali accrebbero anche il culto verso lo stesso patrono. Ne è testimone la forte devozione percepibile chiaramente ancora oggi. Ciò, nonostante il paese abbia subito un importante calo demografico.

La chiesa e la festività oggi

Con il passare dei secoli la parrocchiale di San Barbato ha subito diversi rifacimenti. Tuttavia gli interventi che ne hanno determinato i mutamenti, non interessato solo l’assetto strutturale. Continui abbellimenti hanno riguardato anche l’interno con l’arricchimento artistico di pregevoli opere fra cui quadri e statue. Significativa è indubbiamente la presenza dell’immagine del Santo patrono. La chiesa è situata nel cuore del paese. L’accesso è garantito da un portale in corrispondenza della navata principale. Ai lati, invece, due ingressi secondari consentono di entrare dalle navate secondarie. San Barbato esce in processione due volte all’anno. Il 19 febbraio, memoria liturgica e il 31 luglio. La prima occasione si esprime in tono minore per la collocazione invernale. L’appuntamento estivo risuona con maggiore intensità. Richiama numerosi emigrati. Rientrano in paese proprio per prendere parte alla tradizionale processione. Il corteo si apre con le ‘cénte’.

Pubblicato da Giuseppe Conte

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