Sacco è situato alle pendici del Monte Motola, a poca distanza dalla Sella del Corticato, il valico che unisce il Cilento al Vallo di Diano. Ha origini remote ed è fra i luoghi più affascinanti del territorio. L’abitato, che conserva i segni di una storia antichissima, si sviluppa intorno alla chiesa di San Silvestro: fra le più maestose e belle della Diocesi di Vallo della Lucania.
Da Castelvecchio a Sacco
Dall’alto di una rupe che si affaccia sulle gole del Sammaro, si trova un importante sito archeologico: Sacco Vecchio. In questi luoghi si muove l’affascinante storia di due centri fortificati. Il più antico è costruito in posizione dominante e quasi inaccessibile. I ruderi della chiesa, probabilmente dedicata a San Nicola, lasciano intuire l’influenza dei monaci basiliani. Non è ben chiaro se e perché il sito fu abbandonato.
Ragioni accettabili possono essere ricercate nella amena posizione: ben protetta ma di difficile accesso. Quel che è certo è che l’antico borgo si spopolò e forse gli abitanti si trasferirono più a valle, sul fianco del Monte Motola. Considerata la posizione meno impervia, ne conseguì un diverso assetto urbanistico e al centro venne edificata la nuova chiesa, questa volta dedicata a San Silvestro.
Tra storia e leggenda: la ‘Madonna degli Angeli’, la ‘principessa Saccia’ e ‘li muocci’
Durante l’epidemia di peste che flagellò il meridione nel 1656, anche Sacco pagò il suo prezzo. Ogni giorno si registravano numerose vittime. Il 2 agosto, giorno della festività della Madonna degli Angeli, sulla mano della Vergine apparve un lividore che richiamava il bubbone della peste: fu in quell’occasione che il contagio cessò. Da quel momento la fede si rafforza e ancora oggi si traduce in solenni festeggiamenti in onore della Madonna. Ma è da Sacco Vecchio che arriva la leggenda più suggestiva. Si racconta che un duca di Benevento vi rinchiuse la moglie Saccia, colpevole di aver commesso adulterio. Distrutto l’abitato, gli scampati si rifugiarono più a valle dando vita al nuovo centro. Infine, ad unire le due realtà, è una storia particolare. Nelle mura esterne della chiesa parrocchiale sono incastonate tre statuette in terracotta: popolarmente sono ‘li muocci’ che raffigurano San Nicola, San Sebastiano e Sant’Elia.
Il Sammaro, fra natura e possenti architetture
Se l’arte e l’archeologia impreziosiscono il patrimonio culturale del paese, le bellezze naturali sono capeggiate dalle sorgenti del Sammaro. Il fiume sgorga da una grande spaccatura rocciosa. Lungo il cammino attraversa una profonda gola fiancheggiata da altissime pareti verticali. Qui la presenza umana risale all’epoca preistorica. Il mormorio delle acque, ci ricorda che padrona incontrastata è la natura.
La limpidezza e la purezza ne fanno un habitat ideale anche per la rara lontra. Puntando lo sguardo verso l’alto, si nota la possente architettura di un ponte: è fra i più grandi d’Europa a singola arcata. L’opera, progettata nella prima metà del XX secolo, fu inaugurata nel 1969. Su di esso scorre la strada che collega Sacco al territorio di Roscigno. In precedenza i due paesi erano collegati da un sentiero che costeggiava il fiume prima di risalire verso Roscgino Vecchia: quest’ultimo fu progressivamente abbandonato a partire dall’inizio del secolo scorso.