Stio, la fiera della Croce: dalla seta alla riscoperta culturale

STIO, 26-08-2018. In occasione della festività di ‘Santa Maria’, l’8 settembre Stio accoglieva numerosi fedeli intorno alla chiesetta posta all’ingresso dell’abitato: una magna devozione esistita per secoli fino ad un lento sfiorire, conseguenza probabile di un nuovo assetto sociale. Di certo, l’importante ricorrenza, fu affiancata da un grande mercato che, ben presto si impose sulla componente religiosa.

La ‘fiera della Croce’ rappresenta una realtà storica per tutto il circondario soprattutto per la sua longevità ed evidenzia come in passato il Cilento abbia saputo proiettarsi nei grandi panorami economici. Insieme alla ‘fiera della Frecagnonala’ – che si tiene a Cannalonga – insiste da secoli, dapprima affermandosi sullo scenario commericale e, in tempi più recenti, nel panorama della tradizione, avendo saputo valorizzare l’identità storica, trasformandola in risorsa socio-culturale.

La fiera di ‘Santa Maria della Croce’ potrebbe essere attiva già nella prima metà del 1200 (all’epoca sotto la giurisdizione di Gioi) ma, per coglierne l’importanza, bisogna affidarsi alle testimonianze conservate a partire dal XV secolo; nasce affiancando una nota ricorrenza religiosa: era la festa di ‘Santa Maria’, qui detta ‘della Croce’ per la presenza di una reliquia della Croce di Cristo al suo interno. É risaputo come i contesti cristiani che ruotano intorno ad importanti luoghi di culto, sono sempre stati garanzia d’attrazione; la popolarità del sito si trasformava spesso in occasione di scambio culturale e commerciale, favorendo la prosperità economica e i lieti effetti sul tessuto sociale. È accettabile, dunque, l’ipotesi che, per buona parte dell’inizio di settembre, tanti pellegrini raggiungevano Stio per omaggiare la preziosa reliquia: le date coincidono e giustificano perfettamente la posizione temporale della fiera, seppur abbia subito un forte ridimensionamento e motivate trasformazioni. Dal titolo della Vergine, la fiera assume non solo la portata in termini di visitatori ma anche il nome che, nel tempo si riduce a ‘fiera della Croce’ e, popolarmente risuona con la semplicità di ‘fiera di Stio’; essa rappresenta un unicum in Cilento, non solo perché resiste da secoli ma anche perché il suo arrivo si sente nell’aria, evocando l’appartenenza identitaria a questa terra. È certo che lo spiazzo antistante la chiesetta, sia sempre stato il cuore pulsante della collocazione spaziale: ed è qui, intorno a queste mura, che ha inizio una storia ormai centenaria. Se nel tempo la venerazione della reliquia si è via via indebolita, la fiera, da piccolo mercato si impone come appuntamento irrinunciabile per l’economia non solo locale. Ne è conferma nel commercio della seta; inizialmente, infatti, era proprio quest’ultimo a caratterizzare la fiera: commercianti provenienti da tutta Italia e forse dall’intero bacino del Mediterraneo, qui si davano appuntamento dall’1 all’8 settembre. La rapida espansione apporta notevoli miglioramenti; si affiancano i venditori di cuoio, di stoffe pregiate e artigianato con utensileria e pentolame in rame e, in memorie più recenti ampio spazio alle produzioni locali: diviene rilevante il commercio del bestiame e dei prodotti caseari ma anche le produzioni agricole come i rinomati fichi secchi. Di certo il ‘900 ultimo scorso ha dettato i mutamenti più significativi, riducendo l’evento dapprima ai primi giorni del mese e, successivamente confinandolo al solo 1 settembre; tuttavia è anche vero che nello stesso secolo si rivaluta l’aspetto storico-culturale e la gastronomia conferisce ulteriore potenzialità, proponendo i piatti della cucina tipica locale. Dunque, se in tempi recenti il carattere folkloristico è frutto dell’adattamento all’era moderna, l’intuizione fieristica dell’origine è naturale conseguenza della predisposizione antropica; le popolazioni locali, infatti, più volte nei secoli hanno colto le occasioni migliori per garantirsi benessere economico-sociale, pur essendo il territorio ai margini delle grandi realtà.

Il tempo scorre ma la fiera sfida la modernità e rimane lì ad aspettare i suoi tanti visitatori; per chi proviene dalla costa o dalla zona di Vallo della Lucania, prima tappa è la ‘piccola fontana’:

il profumo dei boschi di castagno ci dice che siamo arrivati; prima di raggiungere la cappella di Santa Maria – un tempo anima del mercato – s’incontra la – ormai – ‘storica fontanella’ che rilascia acqua freschissima e limpida: inizia così la mattinata alla ‘fiera della Croce’. Discendendo verso il paese, la strada è costeggiata dalle ‘bancarelle’ che oggi propongono non solo artigianato ma spaziano in diversi settori: si susseguono fino al centro dell’abitato dove si trova la parrocchiale. Si fa ritorno a casa magari dopo aver assaporato qualche delizia del posto e, dopo aver sostato di nuova alla piccola fontana….

[Testo e foto di Giuseppe Conte, non è consentita la riproduzione senza autorizzazione dell’autore]

Pubblicato da Giuseppe Conte

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