Si accendono i falò, è Natale in Cilento

Il Natale è custode di numerose tradizioni: l’accensione dei ‘falò’, come nel resto della penisola, accomuna gran parte delle comunità. L’antica usanza sopravvive in ogni paese, seppur animata in tempi e modi diversi.

È ben noto l’alto valore simbolico della notte di Natale, in cui il fuoco campeggia per eccellenza essendo emblema della luce; schiarisce le tenebre e riscalda il Bambinello. Tuttavia spesso si perde di vista il significato cristiano delle ‘fòcare’ ma si conserva la sua peculiarità di riconciliazione che, in molti casi, è ormai diventato sinonimo di accoglienza.

Talvolta è già a partire dall’imbrunire che si accendono i primi focolai: fòcare, fochere, càrcare, fanoje, cippari e fucuni illuminano indistintamente la notte. Sfumano nell’onomastica ponendosi come attrattore identitario e rivendicazione di appartenenza. Inoltre, Nella coscienza collettiva riescono ancora a rappresentare la storia che, attraverso i secoli, ha mantenuto la sua autorevolezza.

Emblematico è il caso del Cilento, dove si riscontrano numerose varianti, tipiche di talune realtà. Special modo in passato, l’allestimento della fòcara richiedeva un accurato lavoro che si protraeva già dai giorni che precedono la vigilia. I più giovani raggiungevano le campagne raccogliendo la legna in sarcini. Di volta in volta si ‘accatastava’ nei luoghi prestabiliti fino a raggiungere dimensioni notevoli: con gli sforzi pregressi si alimentava la fòcara per tutto il tempo necessario.

Ai rintocchi della campana il silenzio tra i vicoli si spezza e un vocio sempre più forte e costante risveglia gli animi e ci ricorda la festività del Natale. In genere, il falò si accende sul sagrato della Chiesa o nella piazza principale, in alcuni casi, invece, le ‘fòcare’ diventano rionali dando vita ad una tradizione straordinaria. Singolare e ben argomentato è il caso di Piaggine. Nel paese, posto alle pendici del Cervati, già da ottobre si dispone l’accumulo della legna. Ogni quartiere si movimenta per la buona riuscita dell’evento; così, nel giorno di vigilia, le “fòcare” sono pronte ad ardere ed illuminare la “Santa Notte”. I rioni ‘a tempa, ‘i coste, ‘i monaci e ‘a chiazza mostrano, orgogliosamente, il loro lavoro. Man mano che le natte raggiunge il suo punto profondo, gli abitanti del posto si concentrano accanto ai falò, divenendo l’occasione, momento conviviale. A Mandia cuore della “fochera” sono “i cippi” di castagno ormai secchi. Una lunga tradizione vanta anche la “fòcara” di Campora. Dopo l’accensione, la Santa Messa della Notte ha inizio con la benedizione del fuoco come accade in tutte le parrocchie ma qui, alla fine delle celebrazioni, era d’uso portare a casa un legnetto della catasta per alimentare il proprio focolare in segno di buon augurio. A pochi passi da Pollica la piccola realtà di Galdo da alcuni anni ha ripristinato la tradizione del “focaro di Natale” proponendolo, anche in questo caso, come momento conviviale.

Pubblicato da Giuseppe Conte

Ho creato questo blog dove inserisco principalmente i miei scritti. Non ho pretese di originalità pur mettendo impegno e ricerca nei miei lavori. Vi invito a segnalarmi eventuali inesattezze o imprecisioni di cui mi scuso in anticipo. Per contatti [email protected] oppure per contattare me direttamente [email protected]