Santa Caterina d’Alessandria, nel Cilento i luoghi e la memoria popolare

Nel Cilento, come del resto nel Meridione d’Italia, la presenza del culto di Santa Caterina è giustificato dalla venuta dei monaci basiliani che portarono con sé anche la loro tradizione cristiana. Il culto si diffuse rapidamente. Ne è testimone il patrimonio artistico che conserva anche una ricca iconografia. Tuttavia nel corso degli ultimi due secoli, il culto ha avuto un sensibile calo dovuto sostanzialmente all’affermazione di nuove figure.

Agiografia, tradizione e leggenda

La scarsità di notizie documentaria hanno portato, per lunghi lassi temporali, all’esclusione dal culto. In certi periodi, invece, è stata messa in discussione la stessa esistenza. Di nobili origini, secondo le poche note scritte nel corso del tempo, la bella fanciulla di animo e di intelletto, fu martirizzata intorno al 300 in tenera età. Caterina non volle piegarsi al volere del Governatore che la invitava ad onorare gli dei. Ne conseguì una atroce condanna; dapprima le sue carni furono destinate alla flagellazione da parte di una ruota dentata. Ne uscì indenne e a quel punto fu decapitata. Nell’iconografia appare in abiti nobiliari ed è spesso affiancata da una ruota dentata, simbolo del martirio o da una testa mozzata, simbolo di aver sconfitto il re. Per la sua sapienza è cosniderata patrona di studenti e filosofia, ma anche di sarte, mugnai e addetti alla lavorazione della carta.

Santa Caterina - Perito

Santa Caterina d’Alessandria, sulle tracce del culto nel Cilento

Fra il XVII e il XVIII secolo, la ricorrenza di Santa Caterina è ben rappresentata. In seguito inizia un costante declino che, in talune realtà, porta alla scomparsa quasi totale. Ne conserva però memoria nella toponomastica e, por fortuna, nell’iconografia e nella tradizione di alcuni luoghi. A Prignano Cilento, il casale di Melito ruota intorno alla piccola chiesetta consacrata alla memoria della Santa d’Alessandria. L’architettura è abbastanza semplice. L’edificazione risale a non più tardi del XV secolo mentre la statua presente all’interno, alla seconda metà del 1800. Anche Perito conserva le architetture di un antico luogo di culto dedicato alla giovane martire. Fu eretta laddove si sviluppò il primo nucleo abitato del paese. Oggi è un rudere ma resta visibile una parete laterale e la dislocazione strutturale interna. La statua, invece, è conservata in chiesa madre. Nello stesso comune, Santa Caterina è presente nella frazione di Ostigliano.

Ostigliano - Santa Caterina

Sono poche le notizie che ne attestano la storia; stando ai resoconti di alcune visite pastorali, Santa Caterina ad Ostigliano vanta una magna devozione. Ne ha subito il declino come il resto del territorio negli ultimi secoli. Tuttavia può contare ancora sulla ricorrenza con la celebrazione della Santa Messa e, occasionalmente, nel corso del XIX secolo è stata riproposta anche la tradizionale processione. La prima notizia risale al 1648. Il Vicario Gerolamo Prignano di Novi, nel XVII secolo annota la presenza della cappella di Santa Caterina che consensu Universitatis eiusdem casalis Cappellanus est D. Franciscus Paladinus ut ex bullis a Vic. Rosa de anno 1642 die 24. Il cappellano di S. Caterina, il 2 giugno del 1652, firma una lettera con la quale s’informava il vescovo Carafa sulle vicende relativa ai beni della cappella: possiede un bel reliquiario a mezzobusto, una preziosa statua processionale. In altre località, come Lustra, Pellare e San Giovanni di Stella Cilento, il culto si conserva solo tra le memorie.

Perito - Chiesa di Santa Caterina

Come Catarenea accussì Natalea

L’influenza nella cultura popolare ne ha partorito uno dei proverbi più noti come Catarenea accussì Natalea secondo la pretestuosa convinzione che si avrà egual condizione climatica al dì di Santa Caterina e al giorno di Natale. Le diverse sfumature dialettali testimoniano una diffusione abbastanza capillare nell’intera penisola. E’ uno dei proverbi meteorologici meglio conservati. Mentre nel Cilento si limita nello spazio e nell’identificazione onomastica, oltre i confini territoriali è concatenato ad altre importanti ricorrenze che, ancora una volta, ne richiamano le condizioni climatiche. Meno noto è come Barbarea accussì Natalea, quest’ultimo più tipico della zona partenopea. Interessante è l’intreccio che si verifica in un ulteriore proverbio come Catarenea, accussì Barbarea, come Barbarea accussì Natalea. Del tutto cilentano e raccolto dalla tradizione orale ad Ostigliano è, invece, quanno arriva Santa Catarina ngoppula e camina, riferendosi alla semina del grano che, in quel giorno di novembre doveva essere portata a compimento per chi non l’avesse già fatto.

[Testo di Giuseppe Conte, non è conenstita la riproduzione senza autorizzazione]

Pubblicato da Giuseppe Conte

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