San Vito ad Ostigliano, uno strano caso sulle sponde dell’Alento

Ostigliano: la statua di San Vito conservata nella Chiesa Parrocchiale

OSTIGLIANO, 14 giugno 2017. Considerando il ritratto storico ed agiografico che riguarda il giovane martire ‘Vito’ il quale, secondo la tradizione, fu sepolto proprio in queste terre, il suo culto assume un valore particolare nelle nostre zone. Facendo ricorso a qualche dato e ad ogni convincimento che possa ragionevolmente esserci utile in questo breve scritto, ci occupiamo ora dello ‘strano caso’ presente ad Ostigliano. ‘Strano’ non per l’inaccettabilità dei fatti bensì, per l’unicità che lo contraddistingue.

Ostigliano: la diga dell’Alento vista dalla posizione in cui sorgeva la cappella.

La storia del Cilento ci conferma la capillare diffusione del culto di San Vito in questi luoghi; sarebbe sufficiente il solo far riferimento ai paesi vicini (Valle Cilento, Matonti, Felitto, ecc.) e in comunità come Pellare e Magliano Vetere che – apparentemente distanti – in passato hanno condiviso lunghe pagine di storia sotto la Baronia di Novi e le sue terre tra cui proprio Magliano e la vicina Gioi, di cui Ostigliano ha fatto parte. Una così radicale presenza può porre ad indagine anche la sola componente ‘numerica’ ma noi ci addentriamo su una particolarità decisamente più ampia. Mentre nei luoghi di culto vitiani (vicini o lontani in generale), si riscontra la sola presenza dell’immagine di San Vito, ad Ostigliano, nell’800, il Vescovo dell’epoca nota nella cappella consacrata al giovane Martire la presenza anche di due statuette in gesso raffiguranti San Modesto e Santa Crescenzia (Crescenzo nella popolarità) – rispettivamente il precettore e la nutrice del fanciullo –. L’affidabilità della notizia è ancora tangibile poiché, rimangono ben visibili le statuette (meritevoli di restauro).

Ciò, testimonia non solo il fiorente culto di San Vito nella piccola comunità cilentana ma acclama e rafforza la storia del luogo e del suo circondario. La cappella di San Vito, San Modesto e Santa Crescenzia, era ubicata nell’omonima località; i resti delle ultime mura perimetrali scomparvero in seguito ad una frana verificatasi negli anni ’60 del secolo scorso; la visita pastorale del 1698, invece, ci informa dell’esistenza della chiesetta. La decadenza strutturale è probabilmente coincisa con il progressivo spopolamento della località, quando la popolazione iniziò a ritirarsi più a monte, vicino all’attuale abitato e nell’area della cappella sorse il cimitero; le mura di cinta di quest’ultimo, avevano inglobato anche la chiesetta stessa determinandone un costante indebolimento.

In passato – e in minima parte ancora oggi – nell’onomastica ben si notava la costanza dei nomi Vito, Modesto e Crescenzo; tuttavia, con i nuovi lustri, probabilmente anche nel segno dell’abbandono della consueta tradizione di ereditare i nomi di famiglia o dei Santi a cui si esprime devozione, l’onomastica ne risente fortemente ma ne conserva abbondante memoria. La benedizione dei campi, degli animali e la processione caratterizzavano la festività di un tempo; la presenza di un piccolo mercato, invece, non ha riscontri storici precisi. Negli anni ’90 del secolo scorso, dopo alcuni decenni, la ricorrenza di San Vito ha ripreso il suo corso: non vi è più la benedizione dei campi o degli animali ma, la processione, è affiancata da una piccola fiera. Negli ultimi anni, ancora una volta, le celebrazioni per San Vito sono state fortemente ridimensionate ma ne rimane traccia con la celebrazione della Messa nel luogo ove è esistita la cappella, una piccola fiera e, talvolta la processione.

Pubblicato da Giuseppe Conte

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