San Mauro a Capizzo, la ‘montagna che si illumina’ (11 luglio 2017)

Tra le ricorrenze cristiane vissute in Cilento, la festività patronale in onore di San Mauro a Capizzo, rappresenta un eccezionale esempio, in cui il connubio fede-tradizione è dato dalla ritualità che, si affianca alla devozione in modo quasi indissolubile.

Iniziamo questo nostro viaggio, dal piccolo abitato, prima di raggiungere il suggestivo Santuario, un complesso architettonico, ben inserito nella montagna, e fra i luoghi più spettacolari presenti nella zona.

Il paese. La più piccola delle frazioni di Magliano Vetere, pur avendo condiviso gran parte della sua storia con il capoluogo, conserva le sue pagine di memorie alle pendici del Monte Faito. L’abitato, diviso in due dalla via principale, conserva nella parte bassa la Chiesa parrocchiale dedicata a San Fortunato, del XV secolo: nonostante la titolazione, non inclina in alcun modo la magna devozione verso il culto principale rivolto a San Mauro Martire. La parte alta, invece, custodisce gran parte del tessuto urbano che appare ben saldo, ancorato alla terra.

Il Santuario. Il complesso rupestre consacrato a San Mauro Martire rappresenta una straordinaria emergenza architettonica del territorio, sicuramente fra le più suggestive. Poco notorietà ne ha preservato intatta la storia e la bellezza: l’angusta posizione, isolata e fuori dai grandi circuiti turistici della zona ne hanno, invece, favorito il fascino. Per raggiungere il santuario bisogna superare la parte alta dell’abitato: appena lasciate le ultime abitazioni ci si ritrova a risalire la montagna lungo un antico sentiero ripido e gradinato, modellato dall’uomo e dalla natura nel corso dei secoli. Le difficoltà di risalita sono nettamente compensate dal fascino del posto. Dopo aver percorso un primo tratto del sentiero, si giunge nei pressi di una pietra, nella quale è incavata una croce legata ad una tipica leggenda cilentana. Riprendendo il cammino, si inizia ad intravedere la cresta frastagliata della montagna e si scorge la costruzione del santuario. Diverse cavità hanno fatto parte della storia geologica del posto, e proprio su una di esse venne edificato un primo luogo di culto: ancora oggi, dietro l’altare maggiore è ben visibile il primitivo sito dove un tempo aveva sede il santuario. Lo spazio, di modeste dimensioni, è ornato da una serie di affreschi, parte dei quali ancora visibili. La costruzione si fonde perfettamente con le rocce su cui poggia, tanto da non intaccarne l’assetto ambientale. Le mura sono realizzate con lo stesso materiale della terra: roccia e sabbia mescolati tra loro restituiscono semplicità e maestosità. Sulla facciata da cui si accede al suo interno, si trova un antico portone incorniciato da blocchi di pietra locale, scalpellati a mano. Varcata la soglia d’ingresso, una possente scalinata da accesso alla Chiesa vera e propria. Gli arredi presenti al suo interno, sono quasi tutti realizzati in pietra. Nel fondo della Chiesa, si trova l’altare dedicato a San Mauro: vi è custodita una statuetta a mezzo busto. Al piano superiore, invece, si colloca la campana: una piccolo bronzo che nel giorno della ricorrenza richiama i fedeli.

La leggenda. Anche Capizzo vanta la sua ‘leggenda’. Secondo la variante del posto, si racconta che in tempi lontanissimi, gli abitanti del paese volessero trasferire la statua custodita nel santuario in parrocchia, al fine di poter richiedere l’intercessione del Martire in modo repentino qualora ve ne fosse la necessità. Nel discendere la montagna, nei pressi di una pietra l’immagine di San Mauro divenne talmente pesante da impedirne il trasporto. Si rinunciò all’impresa e da secoli dimora nella sulla montagna. In paese, invece, è custodita un’altra statuetta, sempre a mezzo busto, portata solennemente in processione.

La montagna che si illumina. Disposti su tre file orizzontali si snodano i ‘focari’ che illuminano la montagna e, a distanza, conferiscono una suggestione dal fascino unico, osservabile in modo particolare dal versante opposto della valle dell’Alento: appaiono come un semicerchio di stelle. Dal paese, invece, alle spalle, puntando gli occhi verso l’alto, in direzione delle guglie taglienti delle creste rocciose, lo spettacolo diviene ancora più imperioso e si addensa lo spirito che richiama ad una antica tradizione.

L’11 Luglio. All’alba, dalla parrocchiale, il corteo processionale aperto dagli stendardi e dalle caratteristiche ‘cénte’, punta verso il ripido sentiero. Superata la piazza e la parte alta del paese, ci si ritrova nel percorso gradinato, scolpito dai pellegrini che di anno in anno hanno raggiunto la meta. Si compie l’antico rito del ‘pellegrinaggio’ che, come da tradizione, avviene alle prime luci dell’alba. Giunti sulla montagna si omaggia San Mauro tra fede e commozione. Concluse le celebrazioni si fa ritorno in paese.

Nel pomeriggio la solenne processione accompagna San Mauro per le vie del paese, portando a termine i percorsi secolari di una antica e magna devozione…

Pubblicato da Giuseppe Conte

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