San Matteo, dall’Alento alla città di Salerno

L’Apostolo Matteo ebbe i natali in Galilea e, secondo la tradizione, le sue reliquie furono rinvenute nelle terre dell’Antica Lucania. Il Cilento ne costituiva una estremità tirrenica e, secondo alcune tracce storiche, fu la città di Velia il luogo del ritrovamento. Sempre secondo la tradizione, giunsero alla foce dell’Alento nel V secolo e vi rimasero per i quattro secoli successivi. Tuttavia nessuna notizia storica confermerebbe questa teoria né per quanto riguarda la cronologia né per gli stessi luoghi. Il monaco Atanasio – colui che le avrebbe identificate – le portò ai margini della patria di Parmenide e le depose in una chiesetta situata su un’isoletta tra le acque del fiume. Così parla del luogo, nella prima metà del 1700, l’illustre geografo Giuseppe Antonini:

Tra Velia, e Casalicchio all’incontro è un’isola formata da due fiumi, cioè dall’Alento, da per se stesso chiaro, è nominato, e da un altro piccolo senza nome, che cala dalle falde della Montagna detta Stella. Ab antico fu qui una chiesa, che sussiste ancora, dedicata a San Matteo, e si chiama S. Matteo ad duo flumina. (…in La Lucania, Discorsi).

San Matteo morì nel 70 a.C. in Etiopia, laddove svolse la sua missione di evangelizzazione. Scelto da Gesù come uno dei suoi dodici Apostoli, è considerato autore dell’omonimo Vangelo. Nell’iconografia viene quasi sempre raffigurato anziano e barbuto e per via della sua professione di esattore delle tasse è considerato protettore di banchieri, commercialisti e professioni similari. È patrono di diverse località tra cui la città di Salerno, mentre in Cilento conserva la protezione della località Casal Velino Marina.

Tra storia e leggenda: la ‘traslatio’ dal Cilento alla ‘Capitale’. Non è chiaro come in origine le spoglie fossero giunte in Bretagna e, successivamente approdate sulle coste del Cilento, raggiungendo l’antica Elea. Da Velia San Matteo inizia il suo cammino e, la prima tappa è a poca distanza: la località ‘ad duo flumina’, un’isola fluviale formata dall’Alento e un suo affluente che all’epoca aveva una propria foce a mare. Alla Marina di Casal Velino il culto del Santo rappresenta un’importante pagina di storia: prima di intraprendere il lungo viaggio verso Salerno, le reliquie rimasero custodite nella piccola cappella: un’iscrizione del XVIII secolo ricorda l’evento.

Lasciata la terra occupata dai velini, le spoglie intraprendono il cammino verso la città di Caputaquis. La distanza tra le Marine e Capaccio era notevole e difficoltosa, tanto che il Vescovo della Diocesi ‘Pestana’ ordinò una sosta nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Rutino. Secondo la leggenda, i portatori ‘delle reliquie’ stremati per la fatica, nei pressi del paese stavano per cedere ed accasciarsi al suolo, quando, d’improvviso, ai margini della via sgorgò una sorgente che offrì loro ristoro: la fontana esiste ancora oggi e porta proprio il nome di San Matteo. Giunte tra le rovine dei templi, furono sistemate in cattedrale e per breve tempo, riposarono nel Santuario della Madonna del Granato; in seguito, tenendo conto delle continue incursioni Saracene, nel 954 furono destinate alla città di Salerno. Dopo una sistemazione provvisoria, trovarono definitiva collocazione nella cripta del Duomo. Con solennità, il 21 settembre, i festeggiamenti patronali interessano la città capoluogo ma anche la piccola comunità di Casal Velino che, per l’occasione, mostrano la magna devozione che insiste da secoli.  

Pubblicato da Giuseppe Conte

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