San Biagio, i riti e la fede nel Cilento

San Biagio fu Vescovo di Sebaste d’Armenia, città in cui visse e dove seminò il suo operato fino al martirio. È considerato protettore della gola, poiché, secondo la tradizione, salvò un fanciullo da morte certa: il bambino rischiava il soffocamento per aver ingerito una lisca di pesce; San Biagio intercede intervenendo con la sola imposizione delle mani (ecco perché, nell’iconografia, viene spesso rappresentato affiancato da un fanciullo). Oggi, nel simulare l’evento e porre sotto la protezione del Santo i fedeli, in occasione della ricorrenza il prete incrocia due candele sulla gola o, in alternativa, unge con l’olio benedetto; quest’ultimo calca significati probabilmente ben più arcaici.

Tra i campi e tra la gente. San Biagio è stato posto a protezione anche delle produzioni agricole considerato che la sua ricorrenza ricade nel periodo della prima semina in diverse occasioni nel Meridione ed è, di conseguenza, propiziatore del raccolto. Per antica tradizione, era d’uso in passato benedire una piccola parte delle sementi che, generalmente, venivano poi rimescolate alla restanti e in parte date da mangiare agli animali; in tal modo si affidavano a San Biagio anche gli animali domestici, ponendo sotto la sua sfera protettiva l’intera quotidianità.

I luoghi. Nel Cilento il culto di San Biagio ricopre un ruolo non marginale nel panorama cristiano, pur essendo talvolta secondario nelle titolazioni parrocchiali. Considerando l’intero basso salernitano, un tempo sotto la giurisdizione dell’antica Diocesi di Capaccio (poi scisso tra Vallo della Lucania e Teggiano-Policastro), diverse sono le comunità che ricordano il Vescovo di Sebaste; quasi tutte le parrocchie, invece, in occasione della ricorrenza, durante la Santa Messa offrono l’unzione della gola.

Delle sei parrocchie esistite a Laurino, quella di San Biagio è tra le più antiche: Santu Jasi’ nell’onomastica popolare. A Matonti (Laureana Cilento), Montecorice e San Biase (Ceraso) l’intitolazione della parrocchia corrisponde alla festività patronale; nell’ultimo, come evidente, il culto è radicato anche nella toponomastica: il paese ne ha assunto il nome, probabilmente con un derivato di una antica variante onomastica. Pure ad Ottati, centro posto alle pendici degli Alburni e ricompreso nella Diocesi di Teggiano, San Biagio vanta il titolo di patrono. In paese, la festività cade anche l’8 luglio; in tale data, sul finire della seconda metà del XVIII secolo, la parrocchia fu intitolata al ‘protettore della gola’, in memoria del fatto che, secondo la tradizione, gli abitanti della vicina Fasanella furono decimati dalla peste e proprio dal ‘mal di gola’. Sempre in quest’ultima diocesi, si trova il piccolo centro di Sicilì (Morigerati): ancora una volta San Biagio si festeggia in due occasioni: oltre a febbraio ricade a maggio. Prima di ritornare nel cuore del Cilento, citiamo una piccola chiesetta situata appena fuori dall’abitato di Eremiti (Futani): anch’essa è dedicata al Vescovo di Sebaste. Avvicinandoci al perimetro del Cilento Antico, invece, non possiamo non far tappa a Casal Velino. In occasione della ricorrenza la parrocchiale di Santa Maria Assunta accoglie numerosi devoti che provengono anche dai paesi vicini. Fin dai giorni che precedono la ricorrenza, a suon di strumenti tradizionali, si raggiungevano i centri limitrofi raccogliendo dai fedeli ‘l’olio per San Biagio’. Ed infine concludiamo con Omignano, dove la festività di San Biagio culmina con la tradizionale processione.

Pubblicato da Giuseppe Conte

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