I parmarieddi, nel Cilento le sorti del grano secondo la credenza popolare

CILENTO, APRILE 2019. Una triplice simbologia si cela nel significato di un piatto antico. I parmarieddi si preparano la Domenica che precede la Pasqua e da questa ricorrenza traggono – almeno secondo canoni cristiani – la loro etimologia. Tuttavia, questo particolare tipo di pasta lega il suo significato più profondo al grano: un tempo cereale particolarmente diffuso nel Cilento. In segno di buon auspicio, la preparazione svelava le ‘sorti del grano’ per la successiva stagione di raccolta.

parmarieddi: pasta tradizionale
parmarieddi lavorati con l’ausilio di due mani

La Domenica delle Palme

La ‘Domenica delle Palme‘ ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme: in sella ad un asino è accolto con lo sventolio di rami di palma, sostituiti nel tempo, dai rami d’ulivo, simbolo di pace per eccellenza. (In Cilento, tra l’altro, l’ulivo rappresenta una delle coltivazioni principali e, special modo in passato, si affiancava all’abbondante produzione di grani.) Al termine delle celebrazioni, i fedeli portano a casa i ramoscelli benedetti: per antica tradizione essi verranno posti non solo tra le mura domestiche bensì appesi tra le vigne, gli ulivi e i campi; in tal modo si affida il raccolto alla fede. È qui che il simbolismo, non solo cristiano, entra in scena e, ancora sopravvive l’usanza di preparare i ‘parmarieddi’ proprio in questo giorno.

I parmarieddi: una simbologia ancestrale

Secondo la tradizione quanto più lungo sarà il parmarieddo tanto più prospera sarà la spiga nel prossimo raccolto. Di cosa si tratta? Non tutti li conoscono e forse nemmeno fra queste terre se ne conserva memoria ovunque. Nella gastronomia si lascia spazio ai più noti fusilli o anche ai cavatielli. I ‘parmarieddi’ sono un particolare tipo di pasta ottenuto con una sapiente lavorazione che prevede l’incavatura di piccole parti di impasto con tutte le dita della mano ad eccezione del pollice (c’è chi ottiene il formato utilizzando entrambe le mani). Il legame, come pure i significati, tra la sfera agro-pastorale e quella religiosa si addensano nell’onomastica: i parmarieddi traggono etimologia dall’insieme di un triplice valore simbolico: ‘il palmo’ della mano che lavora l’impasto, ‘il palmo’ come unità di misura del grano e il ramo d’ulivo utilizzato come ‘palma’ per la benedizione.

parmarieddi - campi di grano, Piaggine (SA)
parmarieddi – campi di grano, Piaggine (SA)

I grani del Cilento

Per parlare di grano in Cilento bisogna tornare indietro almeno di tre quarti di secolo. Fino alla metà del secolo scorso, in tutte il territorio rappresentava una coltivazione sostanziale. Sconfinate metrature di terreno erano riservate proprio alla produzione del grano. Diverse le varietà presenti. Per soddisfare i bisogni familiari spesso si utilizzavano le varietà che meglio garantivano la produzione sia in termini di qualità sia in termini di quantità. Il frumento, del resto, è simbolo di abbondanza: chi riusciva a produrre questo cereale di certo non avrebbe patito la fame. E le carestie in buna parte si combattevano così. Un tempo era molto diffuso il grano ‘carosedda’ e il ‘maiorca’, special modo nelle zone più interne. Non a caso, ai piedi del Monte Cervati, la tradizione dei parmarieddi è tuttora ben viva e presente a Piaggine: qui la Domenica delle Palme i parmarieddi sono un piatto immancabile sulle tavole.

Pubblicato da Giuseppe Conte

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