Ostigliano, San Rocco: la peste, la ‘penitenza’ e il calo demografico

Il XVII secolo per il Regno di Napoli, fu un secolo di sciagure. L’eruzione del Vesuvio del 1631, aveva portato buona parte degli abitanti dei casali situati oltre le mura, a trasferirsi nella Capitale: in città si ebbe un notevole aumento della già consistente popolazione. Maggiori erano i rischi, e l’epidemia che colpì il Regno, passando proprio dalla Capitale, decimò la popolazione. In città, fu colpita oltre la metà degli abitanti; l’intero comprensorio, nonostante la vastità, fu rapidamente raggiunto dal terribile morbo e, non fu risparmiato l’odierno Cilento. Anche qui si contavano le vittime: molti casali furono completamente spopolati, altri si ridussero alla metà ed altri ancora a poche unità.

Ne resta traccia nella immensa devozione a San Rocco, il Santo da Montpellier che, a partire dal Medioevo, fu invocato in modo quasi indiscusso contro la peste e, man mano, contro le catastrofi in generale ed entrò nella sfera protettiva persino nel mondo contadino.

Nelle vicende patite dal Regno di Napoli, il piccolo casale di Ostigliano, pagò la sua parte, seppur in modo meno marcato rispetto ad altri centri della zona, ed è così che la terza domenica di febbraio, ‘San Rocco di penitenza‘ ricorda come il Meridione d’Italia tutto – e non solo Ostigliano – si affidò al Santo da Montpellier per sfuggire alla grande peste. La solennità di Agosto, invece, celebrata in tutte le località in cui si ricorda San Rocco, esprime, ancora una volta la volontà di mantenere ‘viva’ la protezione da parte del Santo.

Il quadro demografico. Nel 1522 Ostigliano è tassato per 23 fuochi, nel 1532 per 28, nel 1545 per 26, nel 1561 per 24, nel 1595 per 18 e solamente 6 nel 1648; ma nel 1656 le famiglie stabili salgono vertiginosamente a 66, per poi calare nuovamente in modo drastico, tanto che nel 1669 le famiglie residenti sono 11: ed ecco i danni provocati dalla peste.

La cappella di San Rocco. Tra le architetture religiose presenti in paese, la piccola cappella di San Rocco è la più giovane in termini temporali e, nelle vesti attuali, fu eretta probabilmente tra il XVIII secolo e la prima metà del XIX. Negli anni precedenti non si riscontrano notizie a riguardo e se ne conserva memoria solo a partire dal 1875, quando nel resoconto di una visita pastorale, si elencano gli arredi presenti al suo interno. Fino agli inizi del 900 ultimo scorso, oltre a San Rocco e Santa Sofia, vi si custodiva una statua in cartapesta dell’Immacolata (ora conservata in parrocchia). Oggi, la struttura, ad ambiente unico, ospita un solo altare centrale, sul quale domina la nicchia in cui è presente la statua di San Rocco.

L’onomastica. Nell’onomastica il nome Rocco non si distingue in tempi moderni e nemmeno nel vicino passato, a conferma dell’entrata nel circuito devozionale locale, solo in tempi relativamente recenti. Ben diversa, invece, la situazione nella toponomastica: ‘Via San Rocco’ sostituisce ‘Via Santa Sofia’ mentre quest’ultima conserva l’identificazione della piazzetta sottostante.

Baluardi di protezione: da Santa Sofia a San Rocco. Prima del flagello del 1656, in occasione di copiose pestilenze, i cristiani si orientavano principalmente sulla Madonna di Loreto, su San Donato e anche su Santa Sofia. È solo a partire dal 1700 che, la figura di San Rocco ottiene in modo incisivo la predominanza sulla protezione. Le necessità di Ostigliano, confermano la storia e, il culto verso Santa Sofia, è via via adombrato da San Rocco.

Pubblicato da Giuseppe Conte

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