Da ‘lucerne’ a ‘pastorelle’, la simbologia della luce nella gastronomia del Cilento

Fino a pochi anni fa, i dolci ripieni di castagne, che oggi generalmente assumono varianti diverse, erano le ‘lucerne’ per la forma di stella assunta durante la lavorazione e per il richiamo legato al Natale in riferimento alla cometa che guidò i ‘Magi’ su Betlemme.  

Dopo aver parlato di scauratieddi la gastronomia del Cilento non può che esprimersi con un altro antico dolce, questa volta con significati profondi che vanno ben oltre l’essenza della tradizione materiale. Documentiamo le ‘pasticelle’ che, in realtà, assumono questa denominazione in tempi relativamente recenti, confondendo l’origine e, talvolta, stravolgendo i cardini culinari. Ed è proprio l’onomastica a rivelare l’identità di una preparazione fortemente radicata nella storia locale.

pasticcelleEntrando nelle case contadine degli anni ’50 le massaie le ritroviamo a preparare la farcia che servirà a riempire le “ ‘mbuttitelle ”: siamo a pochi giorni dal Natale. È in questo contesto che, senza alcuna obiezione, la cilentanità padroneggia tra i fornelli accostando la dieta locale alla fede cristiana. Il racconto di oggi è decisamente intenso, tanto da scolpire nell’animo del buon cilentano un ricordo indissolubile.

Quando la giornata è finita, nel camino la legna arde: sarà lume per le donne che si accingono con dedizione a preparare le ‘pastorelle’; è quest’ultima una delle versioni onomastiche più diffuse nel territorio che oggi ha preso quasi il sopravvento assoluto. Noi, però, non ci limitiamo alla popolarità, bensì ci addentriamo nelle viscere di una realtà ben più arcaica: sarà l’espressività nella forma e nel corpo a rivelarci una storia antichissima.

mbuttitelleDifficile contestare le numerose varianti che si sono sviluppate negli ultimi lustri: farina e strutto sono di certo la base della sfoglia che, almeno in passato, venivano lavorati unitamente ad uova e vino, al fine di rendere l’impasto morbido ma sostanzioso. Chi rivendica l’assenza delle uova non ha tutti i torti: mi è capitato personalmente di seguire una lavorazione del tutto priva. Sarà invece ‘lu ‘mbuttone’ (da cui il nome generico di ‘mbuttitella) ad accomunare i cilentani. Immancabili le castagne (da qui le castagnole o castagnelle che nulla hanno a che fare con le preparazioni nostrane), spesso secche e poi lessate; si aggiunge il cioccolato ed aromi secondo le disponibilità della dispensa (mandorle o altra frutta secca hanno pure radice in alcune varianti ma non hanno nulla a che fare con le ‘mbuttitelle nostrane). Quando la sfoglia è pronta, allora si stende: tra le mani il mattarello mentre il piano infarinato evita la rottura! Si ritaglia della pasta tondeggiante su ognuna delle quali si dispone il ripieno ottenuto con le castagne; si copre con un altro disco di sfoglia e si intaglia a distanza regolare, rigirando verso l’interno lembi di pasta alterni. Viene fuori una forma che richiama la stella: ed è così che prende vita, seppur d’inconscio, uno ‘storico rituale’.

È il momento della frittura. Giunte a doratura vengono tolte dal fuoco e disposte in una casseruola in attesa della mielatura. Il miele è sciolto in una padella capiente e, una ad una, si passano le ‘mbuttitelle. Ed ecco anche la magia:

sembrano brillare

al chiaror del focolare;

sembrano intuire

l’arrivo del Salvatore.

Ecco pronte le lucerne che consumeremo durane le feste del Natale; ecco, dunque, rispettata la tradizione (alternative moderne non prevedono il miele ma semplicemente una spolverata di zucchero a velo o l’aggiunta di decorazioni). Il nome ha un valore altamente simbolico ‘la luce’ che riflette in quella forma di ‘stella’ abilmente scolpita dalla laboriosità cilentana.

E con la semplicità e la dolcezza di questa storia, colgo l’occasione per augurare buon Natale a tutti i lettori del mio blog cilentoitalia

Giuseppe Conte!

Pubblicato da Giuseppe Conte

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