La toponomastica nei proverbi del Cilento

GIORNATA NAZIONALE DEL DIALETTO E DELLE LINGUE LOCALI 2017

Tra i numerosi proverbi che insistono nel territorio, diversi sono ‘autoctoni’ ed applicabili alla sola realtà a cui fanno riferimento. Questi detti ‘localizzati’ mirano a conservare l’identità toponomastica del posto. Ben più ampio è il significato degli stessi che, in molti casi, non hanno alcun fondamento logico, almeno nell’ottica di una visione moderna. La struttura compositiva è quasi sempre in rima baciata, esternando un certo fascino e suscitando l’apprezzamento del narratore. La lingua usata, a differenza della composizione espressiva, è spesso affidata alla pronuncia del singolo paese, garantendo diversità da un punto di vista strettamente ‘linguistico’. Anche la terminologia usata può variare adattandosi ad esigenze sempre di carattere locale.

La nomenclatura di seguito riportata, è del tutto casuale, senza ordine di alcun genere. Inoltre, i detti proposti, sono stati da me acquisiti in contesti estranei a questo scritto, e sono talvolta il frutto di reminiscenze personali, contestabili nei modi e nei significati se visti in un ottica generalizzata e popolare.

Partiamo con un detto che appartiene alla lunga fascia dei ‘proverbi meteorologici’:

LicosaQuanno è scuro a la Licosa piglia la zappa e va la posa. ‘La Licosa’ si riferisce al territorio situato nel Comune di Castellabate che comprende il promontorio e l’isoletta omonima. Terra leggendaria e mitologica, il proverbio qui nasce dal mare: pone l’attenzione sulle tempeste che si avvicinano. E dunque: le nuvole minacciose osservabili a distanza e che interessano la zona di Licosa, giungeranno anche all’interno; annunciando l’arrivo del maltempo.

Per rimanere in tema proseguiamo con:

Quanno trona a Arupoli, pigliate lo mantiello e cuopriti. Come nel Agropolicaso della Licosa, ancora una volta si fa riferimento alle condizioni meteorologiche. Questo detto, inoltre, in alcune zone è presente con una versione più ampia Si lamba a l’Ascia ogni acqua scria, si trona a Aruopuli pigliate lo mantiello e cuopriti.

Ora è il momento del campanilismo di ‘predominanza’ dove con la decadenza altrui si tentava di rafforzare la propria identità:

Perito è peruto Stugliano è caruto. Perito ed Ostigliano sono comune e frazione, dirimpettai separati da un vallone. Il campanilismo tra capoluogo e frazione è ben diffuso nei piccoli centri del Cilento e questo ne è un simpatico esempio!

Rimaniamo in paese e vi propongo un proverbio che definirei ‘storico-economico’:

ostiglianoPerito è peretaro Stugliano è cufanaro. Secondo alcuni studi, il toponimo Perito trae origine dall’abbondanza di peri selvatici che qui un tempo crescevano numerosi; altre accezioni riconducono al paese la produzione di polvere da sparo in alcune fasi storiche. Nell’uno e nell’altro caso il riferimento è senza dubbio attinente all’economia del posto. Stessa situazione ad Ostigliano: un tempo l’artigianato locale era noto per l’abilità nell’intreccio di giunchi ottenendo cesti e canestri, e quindi ‘cuofini’: dunque paese di ‘cufanari’.

Ed infine concludiamo questo breve viaggio con l’identificazione toponomastica come riferimento, in questo caso di ‘transito’:

ArrSantuario Novi Veliaivati a lo ponte re la Torna, chi non se fira se torna. Sulla strada che da Novi Velia conduce al Santuario situato sulla vetta del Monte Gelbison, il ponte ‘re la Torna’ è il punto in cui inizia la parte più faticosa per la risalita. Il proverbio invita, a ragion di logica, a non proseguire se le condizioni fisiche non lo consentono.

Pubblicato da Giuseppe Conte

Ho creato questo blog dove inserisco principalmente i miei scritti. Non ho pretese di originalità pur mettendo impegno e ricerca nei miei lavori. Vi invito a segnalarmi eventuali inesattezze o imprecisioni di cui mi scuso in anticipo. Per contatti [email protected] oppure per contattare me direttamente [email protected]