Dai ‘parmarieddi’ al suono della ‘troccana’: ecco la Settimana Santa nel Cilento

Anche quest’anno vi racconterò la Settimana Santa nel Cilento, testimoniando con i miei scritti la straordinaria ricchezza culturale di cui questa terra dispone. E come sempre non mi limiterò alla sola componente religiosa e cercherò di andare oltre l’esaltazione delle confraternite ponendo al centro non solo le caratteristiche congree seppur, quest’ultime, rappresentano il cardine della religiosità e anche del folklore popolare per il ‘Cilento Antico’ ovverosia il Cilento Storico, quello confinato alle pendici dell’odierno ‘Monte della Stella’.

Nella Domenica delle Palme la consueta benedizione dei rami d’ulivo, talvolta addobbati seconda la tradizione locale, è affiancata da alcune preparazioni culinarie, in questo caso assolutamente identificative: è il caso dei parmarieddi, un tipo di pasta ottenuta con una particolare lavorazione che prevede l’incavatura di piccole parti di impasto con tutte le dita della mano ad eccezione del pollice. Secondo l’accostamento popolare, quando più lungo sarà un parmarieddo più generosa sarà la spiga di grano nel prossimo raccolto. È evidente uno stretto legame tra la sfera contadina e quella religiosa che, in questo caso, si addensa nell’onomastica: i parmarieddi traggono la loro etimologia dall’insieme di un triplice valore simbolico: ‘il palmo’ della mano che lavora l’impasto, ‘il palmo’ come unità di misura del grano e il ramo d’ulivo utilizzato come ‘palma’ per la benedizione.

Il Giovedì Santo, invece, si allestiscono i Sepolcri. Dopo la celebrazione della Santa Messa che ricorda l’ultima cena, l’altare è spogliato di ogni ornamento e si prepara il Sepolcro che accoglierà il ‘Corpo di Cristo’. In passato, in tal occasione, la chiesa veniva denudata letteralmente, a conferma di una marcata devozione: le statue erano velate da un panno nero e il silenzio avvolgeva all’improvviso l’intera comunità. L’atmosfera luttuosa era denotata dal silenzio delle campane che, metaforicamente venivano legate in attesa della resurrezione di Cristo. Inoltre, con l’inizio della Quaresima si preparano ‘i germogli di grano’ che i fedeli porteranno in chiesa ponendoli dinanzi al Sepolcro.

Il Venerdì Santo rimane il momento più sentito. Le note congree, assolutamente tipiche del Cilento, compiranno il loro pellegrinaggio di penitenza, raggiungendo i Sepolcri allestiti nelle diverse parrocchie e portando a compimento un antico rituale. Non potendo scagliare nell’aria i rintocchi delle campane, il suono assordante della troccana annunciava l’inizio della celebrazione della ‘Passione di Cristo’.

Infine il Sabato Santo slega le campane e il suono festoso annuncia la resurrezione: la Domenica di Pasqua culmina con il pranzo di festa.

Ecco la la Settimana Santa 2017. In questo ennesimo viaggio, come sempre, sarò l’umile voce di una terra narrata per le sue ‘bellezze interiori’. Vi aspetto nei prossimi giorni, buona lettura!

Pubblicato da Giuseppe Conte

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