Il ‘cilentano’, le problematiche di una lingua viva

GIORNATA DEL DIALETTO 2017

(Tutti gli articoli dedicati all’evento Te lo racconto in dialetto cilentano saranno anticipati dalla dicitura GIORNATA DEL DIALETTO 2017)

Qual è la differenza tra lingua e dialetto? Se ben si riflette allora l’istinto porta a dire nessuna. E in effetti la risposta è accettabile. Anche dalla più diffusa definizione di dialetto si evince la valenza dell’affermazione: il dialetto è ‘la varietà di una lingua’ eliminando ogni ragionevole dubbio. Tuttavia argomentare sulla questione è una discussione che potrebbe protrarsi in una parentesi quasi infinita o, per meglio dire, indefinita.

È abbastanza improbabile riuscire a catalogare una lingua secondo i rigidi parametri di ‘nascita’ e di ‘morte’ ma è decisamente percettibile l’essenza di una lingua che è ‘viva’ come il ‘cilentano’. Le ‘lingue locali’ (i nostri dialetti) sono perennemente esposti al rischio della scomparsa mutabile in una vera e propria morte se non opportunamente tutelate.

La linguistica accetta la definizione di dialetto inteso come ‘varietà di una lingua’ ma, tuttavia, non tiene conto delle innumerevoli difficoltà che ogni idioma incontra nel suo cammino e dunque può non rientrare completamente nella classica definizione.

L’italiano è una lingua romanza basata sul fiorentino letterario usato nel Trecento: fino alla sua elevazione a lingua nazionale aveva le stesse caratteristiche delle parlate che oggi definiamo ‘dialetto’. È dunque un dialetto (come il cilentano) una lingua comune? La risposta è si ma non è scontata per l’incessante fenomeno della trasformazione che subisce una lingua priva di grammatica scritta.

Il cilentano: una probabile origine. Il territorio su cui insiste il “cilenanto” ha tantissime pagine di storia ed occupa uno spazio meta di numerosi incursori inquadrabili come ‘agenti linguistici’. Il Cilento, nel corso del tempo, è stato in ‘balia’ di diverse culture e solo lentamente si è formata una ‘parlata’ che ha accomunato in minima parte le comunità locali dal punto di vista linguistico.

Il dialetto che usiamo oggi, dunque, è il risultato di continue influenze, ognuna delle quali ha lasciato le proprie tracce nella lessicologia locale, rendendo possibile la formazione di un idioma ricco e variegato. Poggia su strati linguistici che vanno al di là delle grandi civiltà del mondo antico. Secondo alcune ipotesi, in primis l’antico celtico che avrebbe reso la sua lingua dapprima nella topografia locale, a partire dal fiume che solca questo lembo di terra, di cui ne ha segnato i confini e anche la storia. Si tratta dell’antico Hales, così denominato solo sotto i greci, ma ancor prima, probabilmente, trae etimologia dal celtico ‘al – lign’, da cui si sono susseguiti i vari appellativi, adattandosi alle esigenze linguistiche dei colonizzatori di turno.

Analizzare per comprendere. Estremamente complicata è la ricostruzione storica di una lingua. Nel nostro caso è la scarna storiografia a rendere il lavoro ancora più vulnerabile. I parlanti sono sempre di meno e l’idioma è ormai privo della terminologia più arcaica.

giornata-del-dialettoIl cilentano è un dialetto da tutelare ed io proverò, ancora una volta, a contribuire alla sua diffusione tramite brevi scritti che propongo ormai da anni. In occasione della Giornata Nazionale del Dialetto e delle Lingue Locali promossa dall’UNPLI, ecco il Cilento raccontato nella sua lingua: questo breve viaggio proseguirà fino alla festività di Sant’Antonio Abate di cui parlerò come sempre in modo approfondito nei prossimi giorni al fine di preservare oltre alla lingua anche l’integrità culturale dell’intera identità del Cilento.

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Pubblicato da Giuseppe Conte

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