Cicerone, lodando ‘Velia’ e contemplando il ‘nobilem amnem Hales’

VELIA

Un porto alla foce del fiume, una straordinaria città, terra d’immensa cultura: è questa la classe dell’antica colonia di Elea, poi Velia. Nessuno lasciava la città senza portare con se’ il ricordo di tanta bellezza. Quanti poeti, quanti oratori ne hanno narrato le glorie. Oggi siamo ai confini del Cilento Storico, siamo nel Cilento del presente. La produzione epistolare ciceroniana è un’opera grandiosa: raccoglie gran parte della corrispondenza di Cicerone indirizzata ad amici e familiari. Il 20 Luglio del 44 a.C., l’oratore indirizza una lettera di saluti all’amico Trebazio e, non poteva che iniziare la missiva lodando quella città che l’aveva stupito e incantato; e continua esaltando l’imponenza del fiume Alento, l’allora Hales che costeggiava la città:

‘Amabilior mihi Velia fuit, quod te ab ea sensi amari. Sed quid ego dicam ‘te’, quem quis non amat? Rufio, me dius fidius tuus ita desiderabatur ut si esset unus e nobis. sed te ego non reprehendo qui illum ad aedificationem tuam traduxeris. quamquam enim Velia non est vilior quam Lupercal, tamen istuc malo quam haec omnia. tu, si me audies quem soles, has paternas possessiones tenebis (nescio quid enim Velienses verebantur), neque Heletem, nobilem amnem, relinques nec Papirianam domum deseres. quamquam illa quidem habet lotum, a quo etiam advenae teneri solent; quem tamen si excideris, multum prospexeris. sed in primis opportunum videtur, his praesertim temporibus, habere perfugium primum eorum urbem quibus carus sis, deinde tuam domum tuosque agros, eaque remoto, salubri, amoeno loco; idque etiam mea interesse, mi Trebati, arbitror. sed valebis meaque negotia videbis meque dis iuvantibus ante brumam exspectabis. Ego a Sex. Fadio, Niconis discipulo, librum abstuli Nicvuoz peoi Poluyagiaz. o medicum suavem meque docilem ad hanc disciplinam! sed Bassus noster me de hoc libro celavit, te quidem non videtur. Ventus increbrescit. cura, ut valeas. XIII. Kal. Sext. Velia.

‘Ho amato Velia ancora di più vedendo quanto ama te. Ma che dico “ti ama”, quando non c’è chi non ti ami? Il tuo Rufione ci manca, te lo giuro, come se fosse uno di noi […]

[…] Ma se tu continuerai a darmi ascolto come al solito, ti terrai questi possedimenti paterni (gli abitanti di Velia sono un po’ preoccupati), e non abbandonerai il nobile fiume Hales né lascerai vuota la casa di Papirio.

[…] Il vento va aumentando di intensità. Stammi bene. Velia, 20 luglio.’

Pubblicato da Giuseppe Conte

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