Capizzo, San Mauro: la montagna che si illumina

CAPIZZO (MAGLIANO VETERE, SA), 06-07-2018. Tra le ricorrenze cristiane vissute in Cilento, la festività patronale in onore di San Mauro a Capizzo, rappresenta un eccezionale esempio in cui il connubio fede-tradizione è dato dalla ritualità che si affianca alla devozione in modo quasi indissolubile.

Inizio questo mio viaggio dal piccolo abitato, prima di giungere al suggestivo Santuario.

Il paese. La più piccola delle frazioni di Magliano Vetere, pur avendo condiviso gran parte della sua storia con il capoluogo, conserva le sue pagine di memorie alle pendici del Monte Faito. L’abitato, diviso in due dalla via principale, conserva nella parte bassa la Chiesa parrocchiale dedicata a San Fortunato, del XV secolo: nonostante la titolazione non si inclina in alcun modo la magna devozione verso il culto principale rivolto a San Mauro Martire. La zona alta, invece, custodisce gran parte del tessuto urbano che appare ben saldo, ancorato alla terra.

Il Santuario: architetture di straordinario valore. Il complesso rupestre rappresenta una magnifica emergenza strico-artistica del territorio, sicuramente fra le più suggestive. La poca notorietà ne ha preservato intatta la storia e la bellezza: l’angusta posizione, isolata e fuori dai grandi circuiti turistici della zona, ne hanno, invece, favorito il fascino. Per raggiungere il Santuario, infatti, bisogna superare l’abitato: appena lasciate le ultime abitazioni ci si ritrova a risalire la montagna lungo un antico sentiero ripido e gradinato, modellato dall’uomo e dalla natura nel corso dei secoli. Le difficoltà dell’ascesa sono nettamente compensate dal fascino del posto. Lungo il cammino, dopo aver percorso un primo tratto del sentiero, si giunge nei pressi di una pietra, nella quale è incavata una croce legata ad una tipica leggenda cilentana. Riprendendo il tragitto, si inizia ad intravedere la cresta frastagliata della montagna e si scorge la costruzione del santuario. Diverse cavità hanno fatto parte della storia geologica del posto, e proprio su una di esse venne edificato un primo luogo di culto: ancora oggi, dietro l’altare maggiore è ben visibile il primitivo sito dove un tempo aveva sede il santuario. Lo spazio, di modeste dimensioni, è ornato da una serie di affreschi, parte dei quali ancora visibili. La costruzione si aromnizza perfettamente con le rocce su cui poggia, tanto da non intaccarne l’assetto ambientale. Le mura sono realizzate con lo stesso materiale della terra: roccia e sabbia mescolati tra loro restituiscono semplicità e maestosità. L’accesso è consentito da un antico portone incorniciato da blocchi di pietra scalpellati a mano. Varcata la soglia d’ingresso, una possente scalinata da accesso alla Chiesa vera e propria: anche gli arredi sono quasi tutti realizzati in pietra locale. Nel fondo della Chiesa, si trova l’altare dedicato a San Mauro: vi è custodita una statuetta a mezzo busto. Al piano superiore, invece, si colloca la campana: un piccolo bronzo che nel giorno della ricorrenza richiama i fedeli.

La leggenda. Capizzo vanta la sua leggenda: secondo la memoria popolare in tempi lontanissimi gli abitanti del paese volevano trasferire la statua custodita nel santuario in parrocchia, al fine di poter richiedere l’intercessione del Martire in modo repentino qualora ve ne fosse la necessità. Nel discendere la montagna, nei pressi di una pietra (di cui abbiamo anticipato prima) l’immagine di San Mauro divenne talmente pesante da impedirne il trasporto. Si rinunciò all’impresa e da secoli dimora nella sulla montagna. In paese, invece, è custodito un altro busto, carissimo ai capizzesi, che in occasione della festività viene portato in processione.

Tradizione: la montagna che si illumina. Disposti su tre file orizzontali si snodano i ‘focari’ che illuminano la montagna e, a distanza, conferiscono una suggestione dal fascino unico, osservabile in modo particolare dal versante opposto della valle dell’Alento: appaiono come un semicerchio di stelle. Dal paese, invece, alle spalle, puntando gli occhi verso l’alto, in direzione delle guglie taglienti delle creste rocciose, lo spettacolo diviene ancora più imperioso e si addensa lo spirito che richiama probabilmente un antico rituale in segno sempre di una magna devozione.

L’11: è giorno di festa. Tante candele, accese dai fedeli, illuminano il trono di San Mauro durante i giorni della novena. La cera si consuma e si addensa nell’aria una fede che ha radici secolari. Il 9 luglio la fiera anima il piccolo abitato mentre la tradizione entra nel vivo nel giorno di vigilia: il 10, infatti, alla sera, si radunano le centé e, dopo la benedizione e la celebrazione della Santa Messa, si svolge la processione della reliquia. Il giorno seguente, le stesse centé alle 06:00 del mattino, aprono il corteo processionale che inizia l’ascesa verso il Santuario rupestre; con il suggestivo pellegrinaggio si compie l’antico rituale che rappresenta il momento più significativo della festività; tuttavia è l’insieme a concepire la straordinarietà della festa. In serata, la componente religiosa si esaurisce ancora una volta con la caratteristica processione che attraversa le vie del paese.

[testo di GIUSEPPE CONTE (non è consentita la riproduzione senza autorizzazione)]

Di seguito il programma della festività 2018 dal 2 all’11 luglio:

Pubblicato da Giuseppe Conte

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