OSTIGLIANO (PERITO), 21 giugno 2018. Unica nel suo genere – almeno entro i confini del Cilento odierno – la ‘processione delle lanterne’ ha rappresentato un suggestivo rituale vissuto in occasione della festività patronale ad Ostigliano. Tralasciando la storica tradizione dei ‘falò’ di vigilia che accompagnano numerose ricorrenze dell’intera penisola italiana, in Cilento, unico esempio che possa avvicinarsi alla tradizione ostiglianese, è dettata dai ‘focari’ che illuminano la montagna a Capizzo (Magliano Vetere) in occasione di San Mauro; tuttavia, le due entità si assomigliano nella sola componente della ‘luce’ che, ad Ostigliano, risulta essere l’unico caso in cui è ‘mobile’ ovvero percorre le vie del paese così come si muove il corteo processionale. Del resto, la ricorrenza di San Giovanni continua a rivestire un ruolo non certo marginale nella devozione nella tradizione che abbraccia ogni sfera sociale a partire da tempi antichissimi.
Fino agli anni ’50 del XX secolo, il rituale è stato seguito in modo ininterrotto senza soluzione di continuità; a partire dagli anni ’60, invece, pur ancora esistente, si riduce probabilmente, alla sola processione, detta ‘della reliquia’, mentre negli anni ’70 si muovono gli ultimi cortei processionali che testimoniano l’antico rituale. In seguito, scompare anche la processione di ‘vigilia’ e la festività patronale rimane confinata al 24 giugno. Resiste, invece, seppur ancora per poco, la ricorrenza di agosto (il 29), cessata anch’essa negli ultimi anni del secolo scorso. Per molti lustri, dunque, a far data da quegli stessi decenni, la processione delle lanterne è stata completamente abbandonata, finanche dalle memorie locali e, allo scopo di preservarne i contenuti, nel corso degli ultimi anni ho voluto calcare le note dell’evento in alcuni miei scritti, gli unici che ad oggi ne hanno parlato e continuano a farlo.
La processione delle lanterne trae origine probabilmente da antiche usanze contadine trasudate poi nella fede: il nome prende forma dalle 24 lanterne accese che aprivano il corteo processionale. Il numero, simboleggia la data della festività e le ore del giorno, elementi sicuramente riconducibili alla sfera agro-pastorale. Inoltre, la notte di San Giovanni – com’è ben noto – è da sempre contornata dal fascino misterioso che la caratterizza: scende nei giorni in cui il Sole raggiunge la sua massima luminosità, le ore di luce superano le tenebre e, si raccolgono alcune piante come l’iperico, poiché si ritiene che proprio in questa notte raggiungano la loro perfetta maturazione; spesso, alcune di queste erbe, raccolte e riunite in mazzetto, fungevano anche da talismano.
Come anticipato, in paese San Giovanni era portato in processione almeno tre volte all’anno: il 23 e il 24 del mese di giugno e il 29 del mese di agosto; le due occasioni erano ricordate come re le murtedde e re le ffico, ponendo l’attenzione sulle produzioni tipiche del posto, affidando – seppur nell’inconscio – la propria economia al Battista. Il 24, in particolare, la processione si apriva con una preziosa croce lignea e argentea bifronte, con immagini del Santo; a conferma della magna devozione, oltre alla croce, l’agnello d’argento e i numerosi ex-voto in oro.
Nel giorno di vigilia, al chiaror della luna, i fedeli lasciavano la chiesa e, si formava la processione aperta dalle ’24 lanterne’. Si affidava così, la prosperità del raccolto alle grazie del Santo patrono, compiendo un antico e ben augurale rituale cristiano.
GIUSEPPE CONTE