Era il 23 novembre 1980…

Sono passati 37 anni da quella insolita calda domenica: era il 23 novembre 1980…

La sera era calata, è ancora autunno ma, per diverse zone dell’interno, la fine di novembre significava già sentore d’inverno. Tuttavia, quel giorno l’aria era stranamente calda e sembrava giungere a conclusione una serena giornata. Ma così non fu. Sono le 19:34, per 90 interminabili secondi la terra trema: una forte scossa squarciò la terra. Duramente colpita la zona di confine tra Campania e Basilicata, con le province di Avellino, Salerno e Potenza. L’epicentro fra i comuni di Castelnuovo di Conza (Salerno) e Teora e Conza della Campania (Avellino). L’ipocentro, stimato a 30 Km di profondità, fu in grado di scaricare una magnitudo di circa 6.8 sulla scala Richter, secondo alcune stime, pari al X grado della scala Mercalli. Diversi comuni gravemente danneggiati, tantissimi sfollati, centinaia di feriti e circa 3000 morti: quasi 500 nel solo comune di Sant’Angelo dei Lombardi e oltre 300 a Laviano. Sant’Angelo, nell’avellinese, divenne un po il simbolo del terremoto. In un bar del paese si assisteva alla partita: vi trovarono la morte diverse persone tra cui il giovane sindaco dell’epoca. Rovinoso il bilancio a Balvano (Potenza): la Chiesa di Sana Maria Assunta era piena di fedeli. Il crollo causò la morte di 77 persone tra cui 66 fra bambini ed adolescenti.

Diversi centri, per gli incalcolabili danni subiti furono completamente abbandonati e rinacquero lentamente in zone più o meno distanti. L’Irpinia, l’entroterra lucano e quella parte del salernitano posta ai limiti del territorio sono in ginocchio: conserveranno una ferita profondissima. Dolore e distruzione, tantissime vittime. In meno di due minuti furono spazzati via secoli di storia: chiese e castelli di colpo divennero macerie.

Tanta paura negli occhi di chi aveva vissuto quei tragici momenti. Una sofferenza costante che non poteva essere risanata: ancora oggi nei racconti non di rado riemerge nella memoria quella triste pagina di storia…

SULLE SCENE DELLA DISTRUZIONE. È facile immaginare come un terremoto di quelle proporzioni restituì uno scenario drammatico agli occhi dei soccorritori. La devastazione abbracciava una vasta area del Meridione. Seppur in tono decisamente minore, la scossa destò preoccupazione anche in zone lontane.

SI AVVICINAVA LA NOTTE E L’INVERNO. L’aria mite all’improvviso raggelò l’animo dei sopravvissuti: non era facile rendersi conto delle dinamiche di quel terremoto giunto così all’improvviso e che, in pochi secondi cambiò per sempre la vita di quei luoghi.

Sono passati 37 anni, ed oggi tanti di quei paesi hanno un volto nuovo: si volta pagina ma senza dimenticare…

Pubblicato da Giuseppe Conte

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